lunedì 17 dicembre 2012

Nave di Marausa, ultimato il restauro dei legni

Nave di Marausa, ultimato il restauro dei legni
LA SICILIA, Domenica 04 Novembre 2012

Quasi completato, al laboratorio «Legni e segni della memoria» di Giovanni Gallo, a Salerno, il lavoro di restauro e conservazione dei legni del relitto della nave tardo romana recuperata negli anni scorsi dai fondali antistanti il litorale di Marausa che era stata realizzata con la tecnica di costruzione a guscio portante e che doveva essere lunga 8 metri e larga 15 metri.
Per rendersi personalmente conto di come stanno proseguendo i lavori martedì scorso a Salerno si sono recati il soprintendente del Mare, Sebastiano Tusa e Alessandro Urbano che hanno accertato che è stato eseguito già l'80 per cento del trattamento sui fasciami di legno. In particolare è stata quasi del tutto completata la fase di pulitura, debatterizzazione, impregnazione dei legni con carboidrati a catena modificata (farina di riso) ed essiccazione a vuoto discontinuo. Attualmente la maggior parte dei legni del relitto si trova in una camera climatizzata dove sta subendo il processo finale di stabilizzazione.
Inoltre, è stata effettuata una campionatura per le analisi al radiocarbonio che dovranno dare la datazione certa della realizzazione del relitto. Per fare ciò nei legni più spessi sono stati prelevati campioni ogni venti anelli in modo di avere datazioni verificabili con la dendrocronologia.
"Questo procedimento - spiega una nota della Soprintendenza del Mare -, a differenza dagli altri protocolli utilizzati attualmente, presenta notevoli vantaggi rendendo il legno estremamente resistente ai condizionamenti climatici in fase di musealizzazione. Ha inoltre il pregio di mantenere integri i valori cromatici del legno dando un aspetto più gradevole e fedele all'originale. In particolare le essenze del relitto sono larice per il fasciame e frassino per la chiglia e le ordinate".
Al momento del recupero del relitto all'interno dello scafo vennero trovate diverse tipologie di anfore africane chiuse da tappi di sughero e utilizzate per il trasporto di frutta secca (pinoli, nocciole, mandorle, pesche, fichi secchi), olive e con ogni probabilità anche di olio, vino e salsa di pesce o garum, così come testimonierebbe la presenza di un tipo di resina all'interno dei contenitori. Vi erano inoltre contenitori in ceramica e vetro. Lo scafo era ben conservato soprattutto nella parte centrale, mentre soprattutto le ordinate e il fasciame esterno apparivano molto deteriorati.
Margherita Leggio