mercoledì 30 marzo 2011
domenica 27 marzo 2011
venerdì 25 marzo 2011
Scoperta di un complesso romano-paleocristiano a Pozzuoli
Scoperta di un complesso romano-paleocristiano a Pozzuoli
07/03/2011 IL MATTINO
La scoperta di un complesso romano-paleocristiano a Pozzuoli fa datare con l’inizio del III secolo d.C. la prima cristianizzazione dell’area. Il ritrovamento nella proprietà e negli ambienti sottostanti, Villa Elvira, Tenuta San Vito, tutelata della soprintendenza e nuova location per eventi e meeting, evidenzia le prime sistemazioni sepolcrali dove il cristianesimo non era ancora cultura prevalente. Ieri monsignor Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli, ha benedetto il complesso di scavi che in Italia meridionale rappresenta la seconda scoperta, in termini d’importanza archeologica, dopo i ritrovamenti di Cimitile. Lo stesso vescovo ha individuato in questa scoperta la più antica testimonianza del Cristianesimo a Pozzuoli, nonché le tracce di una comunità che vide proprio in questo luogo il martirio di Sant’Artema. Tra i reperti recuperati una moneta in bronzo che trova confronto con il sesterzio coniato da Marco Aurelio a nome della moglie Faustina Minore, tra il 161-176 d.C. nonché una decorazione parietale all’interno di un mausoleo che presenta l’immagine di un ambiente rupestre al centro del quale vi è la figura del buon pastore.
giovedì 17 marzo 2011
Dal mare navi romane
Dal mare navi romane
Il Tempo – Roma 10/3/2011
Sei relitti di navi romane sono stati scoperti nelle acque dell'isola di Ponza e uno è stato ripescato al largo di Civitavecchia. I resti sono stati individuati dagli operatori del nucleo di archeologia subacquea delle soprintendenze del Lazio e dell'Etruria. La notizia è stata data nell'ambito della presentazione dei risultati del progetto «Archeomar 2» messo in campo dalla direzione generale per le antichità del Ministero per i beni culturali.
martedì 15 marzo 2011
Rudiae, rivede la luce l'antico anfiteatro romano
Rudiae, rivede la luce l'antico anfiteatro romano
Francesco D’Andria*
Corriere del Mezzogiorno - Bari 10/3/2011
* Francesco D’Andria Archeologo, università del Salento
E la città di Lecce potrà festeggiarlo il prossimo 8 maggio
La struttura di piazza sant'Oronzo ha un «fratello» più vecchio su cui gli scavi in corso aggiungono ogni giorno nuove informazioni
Non molti sanno che, a ridosso della periferia di Lecce, ai due lati della «via vecchia Copertino», si trova uno dei più straordinari tesori archeologici del Mediterraneo: muraglie, campi cosparsi di cocci, recinzioni in cui sono riutilizzate comici di pietra e decorazioni di edifici antichi corrispondono al sito della città messapica e romana di Rudiae, nota anche per aver dato i natali al poeta Quinto Ennio, uno dei fondatori della letteratura latina. In questi giorni si va realizzando un sogno inseguito da tempo: quello di iniziare, con scavi sistematici, 1’indagine del sottosuolo di Rudiae e di riportare alla luce i tanti monumenti ancora nascosti. Non che sinora quei terreni non fossero stati oggetto di interesse, anzi, le ricerche risalgono a molti secoli fa, addirittura al tempo del Galateo, agli inizi del Cinquecento. Nel De situ Iapygiae infatti l'umanista salentino descrive già lo stato di abbandono di Rudiae dove il tempo e d'inesorabile agricoltore» distruggono le testimonianze antiche sparse nei campi nei quali si possono osservare «sepulcra innumera fictilibus, vasculis et ossibus piena» (innumerevoli tombe piene di ossa e di piccoli vasi in terracotta). Quella degli scavi fatti dai contadini per depredare le tombe dovette essere un'attività continua e intensa se ancora nell'Ottocento Sigismondo Castromediano dovette intervenire con un veemente articolo sul Cittadino Leccese del 12 ottobre 1868 per denunciare queste attività distruttive. Il duca diede così inizio ad un lungo lavoro di raccolta dei manufatti che venivano alla luce, evitandone la dispersione e creando la base per l'istituzione del Museo Archeologico Provinciale, il primo nella nostra regione. La ceramica attica figurata, le trozzelle, i bronzi e le terrecotte qui conservati, anche se sono oggetti rari e preziosi, provengono tuttavia da recuperi e da scavi irregolari che hanno distrutto l'elemento più prezioso in un documento archeologico: il contesto. Quando un oggetto viene scavato scientificamente, solo allora può restituire la storia delle società che l'hanno prodotto: un vaso rinvenuto in una tomba può darci molte informazioni sul suo proprietario; una statuetta di bronzo trovata davanti ad un altare può raccontarci molto sui culti e sulle divinità venerate in quel luogo; le anfore per il vino trovate nell'area di un porto antico descrivono bene i commerci e gli incontri con genti diverse che lì si intrattenevano. A Rudiae una nuova stagione di scavi si realizzò subito dopo la seconda guerra mondiale: negli anni Cinquanta bisognava dare una risposta politica al problema della mancanza di lavoro; così molti operai disoccupati vennero messi all'opera in molti siti archeologici della Puglia; a Rudiae il fondo Acchiatura divenne uno di questi cantieri di lavoro. Ma furono soltanto sterri che portarono alla luce tante strutture antiche; di queste si riconosce soltanto un bellissimo tratto di strada romana a basoli che punta verso Lecce; degli altri edifici manca ancora un rilievo scientifico che ne permetta l'interpretazione. Speriamo che presto la Direzione regionale possa sbloccare i fondi destinati a questo obiettivo dal ministero dei Beni culturali. Più di recente nuovi scavi sono stati condotti dalla Soprintendenza archeologica quando la lottizzazione Bianco è arrivata a lambire le mura della città antica. Gli scavi furono condotti con metodo scientifico ma sotto l'urgenza di dimostrare la rilevanza archeologica dell'area sottraendola all'attività edilizia che ha devastato l'area a ridosso del Parco archeologico di Rudiae. Oggi, grazie al progetto Prusst, con finanziamenti europei, il Comune di Lecce ha potuto acquisire la zona indicata come anfiteatro ampliando così il patrimonio pubblico contiguo al fondo Acchiatura, già di proprietà del Comune di Lecce. In collaborazione tra Soprintendenza archeologica e Università del Salento sono così iniziati gli scavi scientifici, e i risultati non si sono fatti attendere. L'obiettivo delle ricerche era quello di confermare l'ipotesi che, nella dolina naturale al centro dell'abitato, ci fosse l'anfiteatro della città. In effetti alcuni muri avevano fatto pensare già a Cosimo De Giorgi che si trattasse di un edificio simile ma non c'erano prove decisive anche perché mancava ancora un vero rilievo analitico di tutte le strutture. Oggi, dopo la prima pulitura dell'area dalla vegetazione e dagli interri, possiamo dire che, al centro dell'antica Rudiae, c'era un anfiteatro e che il Comune di Lecce è l'unico in Italia, a parte Roma, ad avere nel suo territorio ben due anfiteatri; quello nel centro cittadino, in piazza Sant'Oronzo, era infatti ben noto da tempo. Ogni giorno gli scavi forniscono nuove informazioni sull'anfiteatro di Rudiae e sulla tecnica di costruzione della cavea dove erano posti i sedili per gli spettatori. Gli anfiteatri romani presentano infatti due principali tipi costruttivi e si distinguono tra quelli a struttura piena (i più antichi, databili tra II e I secolo a.C., in età romano-repubblicana) con i sedili in legno poggiati su un terrapieno, e quelli a struttura vuota, dove i sedili poggiano su costruzioni con volte a botte, costruiti a partire dall'età imperiale. A Lecce abbiamo ora attestati ambedue i tipi a distanza di quattro chilometri uno dall'altro. Un'occasione straordinaria per la storia dell'architettura romana e per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale. A Rudiae evidentemente i Romani, dopo la conquista del Salento alla metà del III secolo a.C., vollero creare il centro più importante e iniziarono a costruire edifici pubblici come l'anfiteatro che caratterizzavano la città. Con l'età di Augusto fu Lecce a prendere il sopravvento e così un nuovo anfiteatro venne costruito alla maniera nuova, in opera reticolata e con i sedili degli spettatori poggiati su un complesso sistema di volte, il tipo a cavea vuota appunto. E l'amicizia dell'imperatore Augusto per i leccesi che l'avevano protetto durante le guerre civili deve aver giocato un ruolo decisivo nell'emergere di Lupiae come principale centro del Salento romano. Ma l'anfiteatro di Rudiae costituisce un esempio importante tra i dieci edifici di età repubblicana attestati in Italia, che si concentrano tra Lazio e Campania; il nostro rappresenta un unicum a sud di Paestum e si distingue anche per le notevoli dimensioni. L'asse maggiore misura infatti circa 100 metri: si colloca al terzo posto dopo quello di Pompei (m. 134) e di Pozzuoli (m. 130); intorno ai 90 metri sono soltanto gli anfiteatri a cavea piena di Cuma e di Telesia. Con i Romani giungono nel Salento, mentre la civiltà messapica va lentamente scomparendo, nuovi modi di organizzare la vita pubblica dove i munera (i giochi dei gladiatori) e le venationes (le cacce con gli animali selvatici provenienti dall'Africa) giocano il ruolo che oggi è svolto dai campionati di calcio. La città di Lecce si trova ora di fronte ad una grande opportunità, quella di valorizzare i suoi due anfiteatri. Mentre quello di Lecce è stato solo in parte messo in luce (sulla cavea insistono le case del centro storico), a Rudiae l'anfiteatro può diventare completamente fruibile, posto com'è in un paesaggio rurale di straordinario fascino, in mezzo agli ulivi. Bisognerà riportare completamente alla luce questo monumento che si presenta come luogo ideale di aggregazione per manifestazioni di musica e di teatro nella campagna alle porte di Lecce. Lo sforzo di eliminare la barriera tra la nostra città e l'area archeologica di Rudiae troverà un nuovo positivo riscontro. Nell'ambito del progetto Prusst stanno per iniziare i lavori per creare, all'ingresso del fondo Acchiatura, il Polo didattico per l'Archeologia. Saranno realizzate aule e laboratori che gli studenti leccesi delle scuole medie potranno utilizzare per attività in cui avere un contatto pratico con l'affascinante mondo dell'archeologia. Come il Museo diffuso di Cavallino costituisce il grande laboratorio universitario per i beni culturali, così Rudiae potrà divenire uno spazio a disposizione dei più giovani. Come lo scorso anno, il prossimo 8 maggio i cittadini leccesi saranno invitati a partecipare alla Giornata di Rudiae. Quest'anno sarà l'occasione per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia tra gli ulivi dell'anfiteatro; un modo anche per ricordare uomini del nostro Risorgimento come Sigismondo Castromediano che avevano riconosciuto nel patrimonio storico e archeologico il solido fondamento dell'Unità nazionale. Con l'avvio del progetto di valorizzazione dell'anfiteatro di Rudiae si realizza il sogno di uomini come Castromediano e come Cosimo De Giorgi; l'impegno collettivo di cittadini e di istituzioni dovrà ora offrire la svolta e il riscatto per un patrimonio tante volte trascurato e distrutto.
venerdì 11 marzo 2011
La cancellazione del patrimonio archeologico portuale di Roma
La cancellazione del patrimonio archeologico portuale di Roma
Paula de Jesus
Roma 2013, 09-02-2011
Quasi 500 milioni di euro per 2 nuovi porti alla foce del Tevere, mentre gli antichi porti di Roma, ormi distanti quasi 3 km dal mare, vanno in rovina. Questo il triste scenario che il Comune di Roma ha regalato al suo litorale, peggiorato in maniera scandalosa da Alemanno. Dopo l'Ordinanza del Presidente del Consiglio del 12 marzo 2009, n.3747, che rilevava un avanzato dissesto del patrimonio archeologico, assegnando al Capo del Dipartimento della Protezione civile la delega per la realizzazione degli interventi nelle aree archeologiche di Roma e di Ostia Antica, nulla è stato fatto per gli antichi Porti di Claudio e Traiano a Fiumicino e tantomeno per le strutture portuali fluviali di Ostia Antica. Nulla, se non l'intervento nr.55 presso il Teatro di Ostia: "consolidamento e restauro dei fornici, nuovi bagni" (€ 253.089,70). Al contrario, per il nuovo Porto della Concordia, a Fiumicino che prevede 1.445 posti barca, 3.400 posti auto, 460 box, un albergo, un centro congressi, edifici a uso direzionale, commerciale e residenziale, si investiranno 400 milioni di euro. Così come per il raddoppio del Porto di Ostia (611 nuovi posti barca e 656 posti auto), 87 milioni di euro. In entrambi i casi, vecchi e nuovi porti, parliamo di aree demaniali cioè dello Stato. I primi concessi ai privati per i loro guadagni, i secondi mandati in rovina. E' questo il rilancio turistico di Roma voluto da Alemanno ? L'Assessore comunale al Litorale (Bordoni, PdL), nato ad Ostia, si interessa solo dei nuovi posti barca, il presidente del XIII Municipio (Vizzani, PdL) non promuove la cultura sul territorio, l'ex-presidente del XIII Municipio (Orneli, PD) vorrebbe dentro una torre costiera michelangiolesca (Tor San Michele), compresa nell'area dei porti, "uno spazio per le orazioni funebri". Grazie a questi signori, si sta azzerando la conservazione del patrimonio archeologico portuale romano. 12 anni di agonìa causati dalla indifferenza nel loro ruolo amministrativo di mini-sindaco del territorio: Orneli (2000-2001), Bordoni (2001-2006), Orneli (2006-2008) e Vizzani (2008-2011). Bordoni, prima di diventare Assessore, si avventurò addirittura in affermazioni del tipo "lo sbarco di Enea è avvenuto proprio alla foce del fiume Tevere, come le nuove ricerche storiche danno per certo”, non sapendo che al tempo di Enea la foce del Tevere distava chilometri e chilometri dall’attuale. Stessa frase ripetuta oggi da Vizzani. Ad entrambi abbiamo deciso di pagare l'ingresso al museo di Lavinium a Pratica di Mare, per studiare dove realmente approdò l'eroe troiano. Se del resto non c'è risucito Orneli, in ben 4 mandati dei sindaci di centro-sinistra, ci aspettiamo miracoli dagli ultimi arrivati ?
Ass. Culturale Severiana
mercoledì 9 marzo 2011
C'è il volto di una bimba tra le sei sculture imperiali scoperte a Roma
C'è il volto di una bimba tra le sei sculture imperiali scoperte a Roma
CORRIERE DELLA SERA – 9 febbraio 2011
Una grande ernia (un pilastrino quadrangolare sormontato da una testa scolpita a tutto tondo), una statua forse di Zeus, nudo e a grandezza naturale, due ritratti maschili e uno femminile di personaggi appartenenti alla famiglia imperiale dei Severi, e il volto di una bimba: in tutto sei pregevoli sculture antiche, in marmo, un insieme eccezionale ritrovato ieri a Roma in quella che forse fu la vasca pertinente a una villa, la cui ultima fase documentabile risale agli inizi del III secolo dopo Cristo. La villa, quasi certamente, appartenne a qualche alto funzionario legato alla famiglia imperiale. La scoperta, che gli archeologi hanno definito di «straordinaria importanza», la più rilevante per quantità e qualità negli ultimi tempi nel suburbio della Capitale, è stata fatta alla periferia sud della città, quartiere Anagnina, a poca profondità. Il ritrovamento è stato effettuato dagli archeologi della Soprintendenza di Stato guidata da Anna Maria Moretti, nel corso di indagini di tutela dirette da Roberto Egidi. Ora le statue andranno ad arricchire una delle sedi del Museo nazionale romano, quella delle Terme di Diocleziano, dove saranno avviati i primi interventi conservativi.
lunedì 7 marzo 2011
I fasti di Roma antica all´Agnanina dalla terra affiorano Zeus e 5 statue
I fasti di Roma antica all´Agnanina dalla terra affiorano Zeus e 5 statue
CARLO ALBERTO BUCCI
MERCOLEDÌ, 09 FEBBRAIO 2011 la REPUBBLICA- Roma
Il ritrovamento ieri in un´area a verde: gli scavi finanziati da un gruppo di imprenditori
Il miracolo lungo la via Anagnina ha preso forma in un meraviglioso Zeus dal corpo apollineo e in altre cinque sorprendenti teste imperiali del III secolo dopo Cristo. Sculture perfettamente conservate a poche zolle di terra sotto il piano verde della campagna romana. E già bellissime alla luce del tramonto - appoggiate sul prato prima di venire avvolte nella stoffa e portare ai restauratori - anche se ancora piene di terra negli occhi e fango tra i capelli. Ma sa di miracoloso anche il fatto che gli archeologi – in tempi di tagli draconiani alla cultura – siano arrivati allo straordinario ritrovamento di ieri mattina grazie ai soldi (circa 100mila euro) che un gruppo di imprenditori ha messo a disposizione per far scavare la villa romana venuta alla luce lo scorso giugno in una zona destinata a verde pubblico dopo aver ricevuto l´ok dai funzionari della Soprintendenza per la realizzazione del cantiere.
Sotto attacco del sindaco Alemanno, che non vorrebbe vincoli tra i piedi quando si tratta di opere come il campo nomadi della Barbuta o i cantieri della metropolitana, gli studiosi di antichità romane dello Stato hanno messo a segno un nuovo, importante ritrovamento: una lussuosa dimora di campagna che ha inaspettatamente celato fino a ieri sei sculture nascoste in una vasca.
"Stavamo levando la terra quando è spuntata una nuca bianca: era l´acconciatura di una matrona romana. L´abbiamo pulita e tolta dalla buca, ma ecco che accanto è apparsa la testina di un bambino, e poi come d´incanto anche le due teste degli imperatori, fino all´erma e allo Zeus" racconta ancora emozionata l´archeologa Magda Fossati che con Davide Pellandra sta portando avanti gli scavi per conto della Soprintendenza speciale di Roma guidata da Anna Maria Moretti. "Ho ancora la pelle d´oca: così tante, tutte insieme, e poi è come se chi le ha nascoste avesse fatto in modo che arrivassero fino a noi senza incidenti" aggiunge Daniela Spadoni, assistente tecnico della Soprintendenza. Infatti, i volti non sono stati gettati alla rinfusa, faccia a terra; e tra un marmo e l´altro c´era come un´imbottitura di tufo a proteggere le statue che presentano tracce di scalpellature precedenti al seppellimento.
La villa suburbana è stata spogliata dei suoi marmi più pregiati, delle colonne e dei rivestimenti. Ma sotto il piano del prato da pascolo si è conservato il perimetro di questa principesca dimora di campagna: e lo scavo – che per essere terminato ha bisogno di altri finanziamenti, prima di coprire di nuovo tutto dopo aver schedato e fotografato i resti – permette di vedere "in sezione" i pavimenti con mosaici di prima età imperiale e, sopra, i tappeti musivi successivi.
Gli scavi devono essere ultimati e le analisi scientifiche sono appena iniziate: la storia di questo edificio della Roma imperiale va ancora studiata e capita appieno. Rimane il giallo del perché qualcuno seppellì in una vasca al centro dell´atrio il tesoro di marmo della famiglia. E rimane la bellezze delle sculture, pezzi di una galleria di statue che comprende anche un bassorilievo e una testa virile rinvenuti nei mesi scorsi.
sabato 5 marzo 2011
"Così rivive la famiglia dei Severi Un busto fa pensare ad Alessandro ma dateci il tempo di studiarli"
"Così rivive la famiglia dei Severi Un busto fa pensare ad Alessandro ma dateci il tempo di studiarli"
MERCOLEDÌ, 09 FEBBRAIO 2011 la REPUBBLICA Roma
L´archeologo Egidi: la conferma arriva dallo stile, dagli abiti e dalle acconciature delle donne
Prima che la domus venisse abbandonata un liberto potrebbe aver nascosto in una grande buca i reperti
«Potrebbe essere stato un liberto, uno schiavo di famiglia che ha voluto preservare i gioielli dei suoi signori dalle distruzioni nascondendoli in una buca al centro della casa prima che la domus venisse abbandonata per sempre. Ma è solo un´ipotesi tra le tante, le abbiamo appena trovate le sculture: è presto per parlare». Catapultato sull´Anagnina, Roberto Egidi ieri mattina ha lasciato uno dei cantieri della metro perché il ritrovamento di sei sculture del III secolo dopo Cristo in pochi metri di terra.
Quella a figura intera rappresenta una divinità, quale?
«La testa è indiscutibilmente di Zeus anche se il corpo è giovane, efebico. Un connubio strano, interessante, per un pezzo di assoluto pregio».
E le teste, chi rappresentano?
«Non sono un esperto di scultura – si schermisce lo studioso, 40 anni di lavoro sull´antica Roma – diciamo che si tratta sicuramente di personaggi imperiali d´età severiana».
La testa virile potrebbe essere Caracalla?
«Sembra, è vero, ma potrebbe essere anche Geta. Mentre il busto fa pensare ad Alessandro Severo. Ma li abbiamo appena riportati alla luce dopo mille e novecento anni. Lasciateci un po´ di tempo e potremo essere più sicuri sulla loro identità».
Il regno dei Severi va dal 193 al 235 d.C. Perché siamo sicuri che è questo il periodo?
«Per lo stile delle opere, per la foggia degli abiti e delle acconciature. Ma anche perché accanto alla villa abbiamo individuato un mausoleo. Appartiene probabilmente alla famiglia, ed è caratteristico dell´età severiana far costruire la tomba accanto alla villa».
Di che abitazione si tratta?
«E´ una lussuosa dimora suburbana. Abbiamo trovato le tracce delle piccole terme accanto alla zona residenziale. Ma c´è anche la parte rustica, gli ambienti che servivano a coltivare la terra circostante».
(c. a. b.)
giovedì 3 marzo 2011
Ritrovate sei sculture della dinastia dei Severi
Ritrovate sei sculture della dinastia dei Severi
Il Manifesto – 10 febbraio 2011
Sei sculture di marmo del Ill secolo d.C., forse provenienti dalla villa di un funzionario di atto rango di epoca imperiale sono state ritrovate a Roma nel corso delle indagini archeologiche preliminari alla realizzazione del Piano di zona edilizio ilAnagnina Zii, nel X municipio. All'interno di una vasca di pertinenza di una villa romana, gli archeologi, guidati da Roberto Egidi, hanno trovato un busto con ritratto e due teste di personaggi maschili della dinastia dei Severi; un ritratto femminile della stessa famiglia dei Severi; un ritratto di bimba coevo; una statua probabilmente di Zeus raffigurato nudo e a gra ndeua naturale. Tra i recuperi, anche un'Erma arcaizzante. Nel II-Ill secolo d. C., c'era la consuetudine di seppellire il proprietario accanto alla sua dimora e l'esistenza di un mausoleo di epoca tardo-imperiale rinforza l'ipotesi che le persone raffigurate appartenessero alla dinastia dei Severi. Le sculture saranno conservate nelle Terme di Diocleziano.
martedì 1 marzo 2011
La Roma nascosta, ritrovate 6 statue imperiali
La Roma nascosta, ritrovate 6 statue imperiali
ITALIA sera – 10 febbraio 2011
All'una di martedì sono cominciate a venire fuori in tutta la loro straordinaria conservazione, nell'area di scavo archeologico sulla via Anagnina, subito dopo Ikea, e ieri stavano riposando nei depositi del museo delle Terme di Diocleziano. A presentarle per la prima volta, durante un sopralluogo, il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, insieme alla soprintendente ai beni archeologici Anna Maria Moretti, e all'archeologo responsabile dello scavo (che rimane top secrets) Roberto Egidi. Sei pezzi, una statua di Zeus, di foggia inedita perche' apollinea ed efebica, reinterpretato da Moretti anche come Nettuno, un'ernia, una testa di bimba d'eta' adrianea, un'altra testa maschile ricollegabile all'epoca di Antonino Pio, un busto e una testa di femminile d'eta' severiana. "Il sito della villa ha testimonianze di varie epoche, dall'eta' repubblicana a quella dei Severi - dice Moretti - Quindi i reperti possono essere ricollegabili a varie epoche. Per esempio di ipotesi adrianea è l'erma e la statua di Zeus che forse è Nettuno. Ma le abbiamo appena osservate, il discorso è ancora prematuro". Non sono i primi ritrovamenti: "Dallo scavo qualche mese fa erano già riemerse altre opere, due decorazioni splendide in terracotta, e una testa maschile che potrebbero essere ricondotte in età adrianea". Per questo dice Moretti: "Adesso si tratterà di verificare se si tratta di un gruppo destinato ad aumentare. Lo scavo potrebbe regalarci qualche altra sorpresa". Anche Giro ha commentato: "È un ritrovamento di grande interesse perché legato ad un periodo prestigioso per Roma".
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