domenica 27 febbraio 2011

Importante ritrovamento all'Anagnina Giro: «L'archeologia non ferma Roma».

Importante ritrovamento all'Anagnina Giro: «L'archeologia non ferma Roma».
LIBERO – 10 febbraio 2011

«Si tratta di un ritrovamento tra i più importanti degli ultimi anni che riguarda un periodo storico di grande prestigio». Così il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Maria Giro commenta il ritrovamento avvenuto nella zona dell'Anagnina di sei pezzi, tra busti e teste di età severiana, trovati durante lo scavo per la realizzazione di un piano urbanistico, «a dimostrazione che l'archeologia non è nemica dello sviluppo della città». Il sindaco di Roma aveva imputato anche ad un veto della Sovrintendenza il blocco dei lavori per la realizzazione di un campo nomadi, a poca distanza da dove si è consumata la tragedia dei quattro bimbi rom morti in un incendio. «È vero, non si può bloccare un cantiere per "un sercio"» - prosegue Giro -. «Sottoscrivo quello che dice il sindaco Alemanno, non possiamo rimandare la realizzazione di opere pubbliche e campi attrezzati a causa degli scavi archeologici. Però tutti devono fare la loro parte».

venerdì 25 febbraio 2011

Un tesoro inestimabile a due passi dall'Ikea

Un tesoro inestimabile a due passi dall'Ikea
RED. CRO.
IL TEMPO – 10 febbraio 2011

Scoperta casuale durante i lavori in un cantiere aperto dal Comune

Sembra uscita dall'immaginario felliniano l'eccezionale scoperta archeologica sull'Anagnina, casuale e provvido, a due passi dall'Ikea, in un cantiere aperto dal Comune di Roma per la realizzazione di un piano di zona. Il giorno dopo il ritrovamento, i preziosi reperti «dal valore inestimabile» come li ha definiti il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Maria Giro, sono coricati e allineati in una sala del Museo Nazionale Archeologico delle Terme di Diocleziano. Con gridolini d'eccitazione e una comprensibile euforia gli esperti presenti, oltre a Giro c'è la soprintendente ai Beni archeologici Arma Maria Moretti e l'archeologo responsabile dello scavo Roberto Egidi illustrano le loro meraviglie. Sei pezzi d'età imperiale, una statua di Zeus, di foggia inusuale perché apollinea ed efebica (secondo Moretti potrebbe essere anche Nettuno) un'ernia e una testa di bimba d'età adrianea, un'altra testa maschile ricollegabile all'epoca di Antonino Pio, un busto e una testa di femminile d'età severiana. «Il sito della villa ha testimonianze di varie epoche, dall'età repubblicana a quella dei Severi - ha spiegato Moretti - Quindi i reperti possono essere riconducibili a varie epoche. Ma le abbiamo appena osservate, il discorso è ancora prematuro». Una buona notizia non sono i primi ritrovamenti. «Dallo scavo qualche mese fa erano già riemerse altre due splendide decorazioni in terracotta, e una testa maschile che potrebbero essere ricondotte sempre all'età adrianea» hanno spiegato. E ha aggiunto Moretti: «Adesso di tratterà di verificare se si tratta di un gruppo destinato ad aumentare. Lo scavo potrebbe regalarci qualche altra sorpresa». C'è chi ipotizza che la compresenza di tante opere pregevoli di diversa età potrebbe spiegarsi «con l'intenzione di occultarle e quindi proteggerle da una distruzione». In attesa di saperne di più le opere saranno restaurate nei laboratori allestiti al museo delle Terme di Diocleziano dove saranno esposte.

mercoledì 23 febbraio 2011

Le sculture di età imperiale emerse sull'Anagnina . Un tesoro inestimabile a due passi dall'Ikea

Le sculture di età imperiale emerse sull'Anagnina . Un tesoro inestimabile a due passi dall'Ikea
IL TEMPO 10/02/2011


Sembra uscita dall'immaginario felliniano l'eccezionale scoperta archeologica sull'Anagnina, casuale e provvido, a due passi dall'Ikea, in un cantiere aperto dal Comune di Roma per la realizzazione di un piano di zona.


Il giorno dopo il ritrovamento, i preziosi reperti «dal valore inestimabile» come li ha definiti il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Maria Giro, sono coricati e allineati in una sala del Museo Nazionale Archeologico delle Terme di Diocleziano. Con gridolini d'eccitazione e una comprensibile euforia gli esperti presenti, oltre a Giro c'è la soprintendente ai Beni archeologici Anna Maria Moretti e l'archeologo responsabile dello scavo Roberto Egidi illustrano le loro meraviglie. Sei pezzi d'età imperiale, una statua di Zeus, di foggia inusuale perché apollinea ed efebica (secondo Moretti potrebbe essere anche Nettuno) un'erma e una testa di bimba d'età adrianea, un'altra testa maschile ricollegabile all'epoca di Antonino Pio, un busto e una testa di femminile d'età severiana. «Il sito della villa ha testimonianze di varie epoche, dall'età repubblicana a quella dei Severi - ha spiegato Moretti - Quindi i reperti possono essere riconducibili a varie epoche. Ma le abbiame appena osservate, il discorso è ancora prematuro». Una buona notizia: non sono i primi ritrovamenti. «Dallo scavo qualche mese fa erano già riemerse altre due splendide decorazioni in terracotta, e una testa maschile che potrebbero essere ricondotte sempre all'età adrianea» hanno spiegato. E ha aggiunto Moretti: «Adesso di tratterà di verificare se si tratta di un gruppo destinato ad aumentare. Lo scavo potrebbe regalarci qualche altra sorpresa». C'è chi ipotizza che la compresenza di tante opere pregevoli di diversa età potrebbe spiegarsi «con l'intenzione di occultarle e quindi proteggerle da una distruzione». In attesa di saperne di più le opere saranno restaurate nei laboratori allestiti al museo delle Terme di Diocleziano dove saranno esposte. Red. Cro.

martedì 22 febbraio 2011

Tradite dal governo le navi antiche pisane né soldi, né Unesco

Tradite dal governo le navi antiche pisane né soldi, né Unesco
MARCO BARABOTTI
GIOVEDÌ, 10 FEBBRAIO 2011 IL TIRRENO Pisa

Pd «insoddisfatto e dispiaciuto» dalla risposta «È grave che Bondi non si sia presentato»

PISA. No alla richiesta di candidare Il Cantiere nelle navi antiche di Pisa come sito dell’Unesco, no a nuovi finanziamenti e l’annuncio che il museo delle navi agli Arsenali Medicei aprirà a tarda primavera. Insomma, una risposta choc del governo, tra dinieghi e rinvii.
Questo in sintesi l’esito del dibattimento parlamentare in “question time”, ieri in diretta tv su Raidue, riguardo alla interrogazione rivolta dai parlamentari pisani del Pd al ministro dei Beni culturali Bondi.
Quest’ultimo, fra l’altro, era assente e per lui ha risposto l’on. Elio Vito, ministro dei rapporti con il Parlamento. Nella sua replica a Vito, l’on. Paolo Fontanelli si è dichiarato «insoddisfatto» della risposta del governo, dicendosi anche «dispiaciuto» per l’assenza di Bondi. «Questa è la prima volta - ha aggiunto - che un ministro non è presente».
Ad illustrare l’interrogazione alla Camera è stato l’on. Ermete Realacci che ha ricordato come «con una efficace campagna stampa il quotidiano Il Tirreno abbia spinto per il riconoscimento come sito Unesco dei ritrovamento delle navi antiche di Pisa».
«Riconoscimento - ha aggiunto Realacci - che non è solo un problema turistico. Abbiamo infatti uno scavo che ha tecniche di avanguardia uniche al mondo, come quando si è trattato di stabilizzare la Torre Pendente». «Vi chiediamo - ha concluso Realacci - quali investimenti sono previsti per questo sito di straordinario valore archeologico e culturale».
Elio Vito, replicando a nome del ministro Bondi, ha fatto un breve excursus del Cantiere, dicendo che in questi anni «lo Stato ha investito molto su questo sito». Ma ha dovuto dare anche spiegazione di come queste risorse finanziarie si siano via via ridotte fino all’osso. «Il rallentamento dei finanziamenti negli ultimi anni - ha detto l’on. Vito - è dovuto alla crisi finanziaria in atto, che tuttavia non ha messo a rischio la conservazione dei beni né interrotto il percorso di valorizzazione intrapreso».
«La locale Soprintendenza ai beni archeologici - ha aggiunto - ha confermato che i reperti rinvenuti sono attualmente ben conservati e sotto il costante controllo del personale».
Riguardo asempre gli scarsi finanziamenti erogati negli ultimi anni, l’on. Vito ha detto che «la limitata disponibilità delle risorse nella programmazione ordinaria è stata compensata dalla richiesta di rimodulazione pari a 200mila euro, di un intervento precedente previsto per la prosecuzione dei lavori da parte della sede regionale di Firenze».
Sul futuro museo delle navi agli Arsenali Medicei - doveva essere inaugurato già l’anno scorso, poi si era parlato di gennaio 2011 e quindi di un ulteriore rinvio -, Vito ha detto che si stanno ultimando i lavori e «l’inaugurazione di tale area è prevista per la tarda primavera».
Ma veniamo al passaggio principale, riguardante la candidatura del Cantiere delle meraviglie come sito dell’Unesco. «Nessuna iniziativa ufficiale - ha detto Vito - risulta essere stata attivata in tal senso. La locale Soprintendenza ai beni archeologici ha evidenziato che la proposta non sarebbe ancora matura. Infatti il sito, ad oggi, consiste essenzialmente in un cantiere in un centro di restauro e di un progetto museale».
Ed ecco la risposta: «Il ministro Bondi ritiene quindi condivisibile l’opinione degli uffici tecnici secondo cui tali caratteristiche ancora non soddisfano i presupposti di paesaggio stabile e storicizzato richiesti dall’Unesco». Come dire: il Cantiere di Pisa-San Rossore non ne ha i requisiti.
Paolo Fontanelli ha motivato l’insoddisfazione del gruppo Pd. «Nella nostra richiesta - ha affermato - domandavamo che cosa si stesse facendo per mettere al riparo una situazione di reale ed effettiva emergenza del Cantiere».
In particolare Fontanelli ha ricordato che per l’anno in corso sono stati erogati solo 20mila euro «che non bastano nemmeno al mantenimento del Cantiere per tenerlo asciutto, quando invece c’è bisogno di un finanziamento costante, altrimenti vi entra l’acqua e diventa del tutto impraticabile».
«Da parte del ministro - ha aggiunto Fontanelli - non c’è stata una risposta convincente».
Riguardo infine alla motivazione di candidare la “Pompei del mare” come sito dell’Unesco, Paolo Fontanelli ha detto: «Purtroppo ne deduciamo che l’iniziativa pisana degli Amici dei musei, sostenuta dal giornale Il Tirreno che ha raccolto miglia di firme, non è stata recepita dal governo. Quando invece la proposta è importante, perché è attraverso l’inserimento nel sito dell’Unesco che si possono attingere più facilmente risorse economiche esterne anche a livello europeo».


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GIOVEDÌ, 10 FEBBRAIO 2011

Pagina 1 - Pisa

«Colossale e inaccettabile sottovalutazione»

Fabio Evangelisti (Idv) riceve la risposta scritta del ministro



«Ben tre dei requisiti per l’Unesco sono facilmente dimostrabili»

PISA. «Il progetto di avere uno scavo esemplare e una degna musealizzazione naufraga nuovamente e non ci sono speranze di salvezza all’orizzonte».
Lo dice anche l’Italia dei Valori che aveva presentato una interrogazione parlamentare a Bondi, attraverso l’on. Fabio Evangelisti.
«Il ministro - dice il deputato e vice capogruppo dell’Idv - ammette che “le attività di scavo archeologico citate sono attualmente ferme da più di un anno e le attività di documentazione e restauro procedono a ritmo ridotto”. Ma noi non possiamo accettare una risposta del genere. Che argomentazione è? È proprio lo stato delle cose che noi abbiamo denunciato, il motivo stesso dell’interrogazione parlamentare». Ma è soprattutto sulla quantificazione dei finanziamenti che la risposta di Bondi non è, secondo Evangelisti, chiara, tanto che lo stesso deputato dell’Idv ha chiesto ragguagli al ministero senza aver avuto, finora, alcun riscontro.
Riguardo poi al diniego di inserire il Cantiere nel sito del patrimonio mondiale dell’Unesco, Evangelisti sottolinea «la colossale sottovalutazione». «I requisiti - dice - ci potrebbero essere invece tutti, ed è facile constatarlo perché l’Unesco, al contrario di molti apparati italiani, pratica un regime di completa trasparenza. Il sito delle Navi di Pisa ha valore di universalità, unicità ed insostituibilità e potrebbe soddisfare ben tre dei criteri fissati, (quando ne basterebbe uno solo): apporta una testimonianza eccezionale su una tradizione culturale o della civiltà, quella della navigazione nel mondo antico; offre un esempio eminente di un tipo tecnologico illustrante uno dei periodi della storia umana (la carpenteria navale antica); è un esempio eminente dell’interazione umana con l’ambiente».
M.B.

La tomba di un centurione riapre il caso. L’ultima battaglia in Oriente

Corriere della Sera 22.2.11
I soldati invincibili svaniti nel nulla Roma e il mistero della IX legione
La tomba di un centurione riapre il caso. L’ultima battaglia in Oriente
di Dino Messina

MILANO— I guerriglieri ebraici, irriducibili nemici di Roma, avevano avuto ordine di non misurarsi mai con una legione di veterani. Nessuno, dice Giovanni Brizzi, il maggiore storico militare italiano dell’antichità, era in grado di resistere a questi gruppi armati di cinquemila uomini (più altri cinquemila ausiliari) che, grazie a una disciplina formidabile, erano in grado di controllare un’intera regione. Singolarmente addestrati alla scherma, al lancio del giavellotto, alla corsa, alla marcia con i pesi, armati con quanto di meglio offriva la tecnologia dell’epoca imperiale, erano imbattibili. Così si spiega perché dopo Cesare, racconta Brizzi, autore tra l’altro dei fondamentali saggi Il guerriero, l’oplita, il legionario (il Mulino) e Scipione Annibale. La guerra per salvare Roma (Laterza), per un lungo periodo ci furono pochissime battaglie campali. Tra gli storici, ma anche nella letteratura, hanno fatto più notizia le sconfitte delle vittorie. Specialmente se la sconfitta significava l’annientamento di un’intera legione. Per esempio la scomparsa della IX Hispana, di cui narra tra mito e realtà il film di Kevin Macdonald con Channing Tatum e Jamie Bell tratto da L’Aquila della IX legione (editrice Janus) di Rosemary Sutcliff. Inviata dall’imperatore Claudio nel 43 dopo Cristo assieme ad altre legioni per piegare la resistenza delle popolazioni britanniche, la IX Hispana supportò nell’ 83 lo sforzo della XIV Martia Victrix e della XX Valeria Victrix per soffocare la ribellione della regina Boadicea. Fu quella, si credeva, l’ultima gloriosa battaglia della IX, finché è stata scoperta la tomba di un centurione che dimostra come la IX fosse sotto attacco ancora vent’anni dopo. Il britannico Neil Faulkner sostiene che l’agguato teso da una confederazione di tribù potrebbe aver portato alla fine della IX Legio. E lo storico Phil Hirst ipotizza che da questa sconfitta nacque in Adriano la determinazione a costruire il Vallo nel nord d’Inghilterra per difendere l’impero. Ipotesi suggestive che non convincono Brizzi, ordinario di storia romana all’università di Bologna. «È vero — dice Brizzi— che una legione romana poteva cadere soltanto in un agguato. Nessuno, nemmeno i temibili Picti e Caledoni poteva misurarsi in campo aperto con i legionari romani. Fu soltanto grazie a un agguato a opera dei Sarmati che la XXI Rapax cadde nelle pianure magiare in epoca domiziana e che nel 9 dopo Cristo, regnante ancora il settantaduenne Augusto, erano state piegate a Teutoburgo ben tre legioni, la XVII, la XVIII e la XIX. Ma secondo gli studi più recenti i legionari della IX non finirono la loro avventura in Britannia. Con molta probabilità la IX Hispana venne trasferita in Cappadocia per fronteggiare i Parti e annientata a Elegeia, in Armenia, nel 161 dopo Cristo, durante un’imboscata in cui era caduto l’indeciso governatore Sedazio Severiano» . L’ipotesi su cui si basa il film The Eagle sarebbe dunque contraddetta dalle nuove ricerche e dai ritrovamenti archeologici, come un’iscrizione scoperta a Petra. Il mito può essere più forte della realtà. E un alone di mistero circonderà sempre la IX Hispana così come quel gruppo di soldati che sembra tra gli anni Sessanta e Settanta dopo Cristo combatté con i cinesi. A sostenere la tesi di un corpo di legionari romani sconfitti e inviati dai Parti agli estremi lembi orientali del loro regno è stato lo storico tedesco Manfred Raschke, contraddetto dal nostro Maurizio Bettini. Secondo Brizzi, non esiste altra prova se non una testimonianza custodita negli archivi Han secondo cui erano stati visti combattere prima contro e poi a fianco dei cinesi dei soldati che si disponevano a spina di pesce. Proprio come le legioni romane. Tanto basta per creare un mito.

domenica 20 febbraio 2011

I ruderi del circo romano senza neanche un cartello

I ruderi del circo romano senza neanche un cartello
Giuseppe Tesorio
Corriere della Sera – Milano 11/2/2011

Passante: «Scusi, il circo di Massimiano?». Meneghino di mezza età: «Massimiano chi?». Passante: «L'imperatore romano perbacco, ma non studiate più la storia antica?». Meneghino: «Non così bene, comunque non so neppure dov'è il circo; provi in via Circo, chissà, una volta ho visto due sassi in un giardinetto, vuoi vedere che ...». Morire se trovi un cartello di informazione, una targa, una lapide. Inesistenti o illeggibili. Eppure, basterebbero due righe, una data, un invito cortese a rallentare il passo e ammirare. Due esempi tra mille. Dove sta scritto che l'arcinoto Palazzo Marino è proprio Palazzo Marino? Da nessuna parte. Certo, ci sono due bandiere e due vigili al portone, i milanesi sanno che ci «abita» il sindaco, ma il cartello giallo delle indicazioni turistiche è scomparso da quattro anni. Era rimasta la palina, all'inizio di via Marino. Due anni fa hanno tolto anche quella. Ma non divaghiamo, il passante aveva chiesto del circo imperiale. Già, e proprio in via Circo, in un giardinetto tra i civici 9 e 11, dormono alcuni resti archeologici, i «due sassi». Senza un cartello ovviamente. Ma come, quel che resta del muro di curva del grandioso circo fatto costruire dall'imperatore Massimiano, tra il III e il IV secolo d.C., sul letto del torrente Nirone, è cosa da poco? Occupava un'area compresa tra corso Magenta e le vie del Torchio, Brisa, Cappuccio, Circo, Luini e Morigi. Della costruzione originaria si sono conservate parti delle fondamenta delle gradinate (in alcune cantine di via Brisa) e questi ruderi in via Circo. L'imperatore raggiungeva la tribuna all'interno del circo, attraverso un passaggio privato, senza uscire dal suo palazzo. Sul lato minore a nord del circo, nell'attuale corso Magenta, si trovavano i «carceres», collocati ai lati della porta monumentale d'ingresso, dove si posizionavano bighe e cavalli in attesa del segnale di partenza (erano disposti a semicerchio per evitare che i carri più esterni si trovassero svantaggiati). C'era pure un avamposto fortificato, con tanto di torre, ben conservata, utilizzata in seguito come campanile del Monastero Maggiore, in via Luini. Sul lato opposto, in via Circo appunto, la linea del traguardo e la tribuna dei giudici. Oggi, briciole di muro e «zero cartelli».

sabato 19 febbraio 2011

Il Santuario d'Ercole pronto tra cinque mesi

Il Santuario d'Ercole pronto tra cinque mesi
Il Tempo – Roma 12/2/2011

«A giugno verrà inaugurato il Santuario di Ercole Vincitore». Ad annunciarlo il sottosegretario ai Beni e alle Attività Culturali, Francesco Maria Giro, nel corso di una visita nella città. Incontrando nella sede del Comune, tra gli altri, il sindaco Sandro Gallotti, il vice sindaco Franco Poggi, Giro ha illustrato il progetto di riqualificazione architettonica del Santuario di Ercole Vincitore, un monumentale complesso datato tra il II e il I secolo a.C e localizzato sul costone orientale di Tivoli, di fronte alla vallata dell'Aniene

venerdì 18 febbraio 2011

Su Pietole un satellite sta cercando la casa di Virgilio

Su Pietole un satellite sta cercando la casa di Virgilio
Stefano Scansani
Gazzetta di Mantova 12/2/2011

Chi cerca trova con il "remote sensing". Non è un nome latino, ma anglosassone. Poco importa. La sofisticatissima tecnologia è sulle tracce dell'antica Andes. Per farla breve e in senso lato, della casa di Virgilio. Il telerilevamento o "remote sensing" da un satellite ha scandagliato le campagne del territorio, fra Cerese e Pietole, ha messo in luce un reticolo di tracce archeologiche. Il sindaco Alessandro Beduschi è contento: ha fatto scavare con l'energia elettromagnetica dall'alto del cielo e ne ha ricavato un dossier che lunedì passerà nelle mani e - speriamo - nell'operatività della sovrintendenza archeologica della Lombardia, nella persona di Elena Maria Menotti. Occasione: la presentazione del comitato per la promozione e l'esposizione degli scheletri neolitici abbracciati che la Gazzetta battezzò già al momento della scoperta, nel 2007, Amanti di Mantova, e del cacciatore Orione con il suo cane Sirio. Passaggio di dossier che ha un significato preciso: le strutture ci sono, ora scopritele. Il sindaco Beduschi, in mobilitazione da mesi per l'ancora ipotizzata visita del capo dello Stato il 15 ottobre (compleanno del Poeta), è convinto che gli scavi a Pietole Vecchia potrebbero dare il via al Parco Virgiliano il quale, partendo dal Lucus Vergili (Bosco Virgiliano, tutto da recuperare) per arrivare all'emporio etrusco del Forcello che è nella giurisdizione di Bagnolo. Virgilio era mantovano-etrusco, e ancora insiste nel pretendere in questa città e nei dintorni una realtà che lo racconti, lo evochi. Alternativa: foraggio, fossi e frumentone. Ma per Beduschi la ricerca col satellite lanciato nel 2009 e con un'ottica dell'anno scorso, la collaborazione con la West Systems del Consiglio Nazionale delle Ricerche, aveva tutt'altre finalità. Come il rinnovo della cartografia comunale e la verifica della contemporaneità urbanistica. Tre obiettivi e un solo passaggio. Dal telerilevamento emergono una infinità di tracce ordinate, che seguono un loro preciso orientamento, che nulla condivide con l'attuale reticolo viario, con quello idraulico o gli insediamenti abitativi. L'area indagata è vastissima. L'occhio del "remote sensing" ha scrutato poco meno di 50 chilometri quadrati di campagne e si è infine concentrato con il segmento compreso fra il Forte di Pietole e la Corte Virgiliana che è zona topica. Quella che per leggenda, mitografia, tradizione è la culla del genio virgiliano. La consuetudine ha montato su queste biolche incerte fra l'acqua e la terra un totem letterario. Qui c'era la casa di Virgilio, il sasso dove Virgilio rifletteva, il tumulo di Virgilio, il fosso di Virgilio... Ora tocca agli archeologi interpretare le immagini.

Tra Amanti di Mantova, e mosaici romani. Incertezze. Questo è il catalogo
L'archeologia è nelle corde di Mantova. Patrimonio e tormento. Basti pensare al cuore del problema, ovvero al Museo Archeologico Nazionale, incompiuto, cantiere dall'anno 1995 e ancora in attesa della realizzazione e posa degli allestimenti e degli apparati tecnologici, e quindi di circa 4,5 milioni di euro. Contenitore incompiuto e contenuto chiuso a chiave: gli scheletri abbracciati degli Amanti di Mantova (e di altri, come quelli del cacciatore Orione e del suo cane Sirio) attendono di essere esposti dal 2009, cioè da quando hanno lasciato i Musei Civici di Como, sede delle analisi.
Altro caso è quello dell'emporio etrusco del Forcello, a Bagnolo San Vito: sito archeologico così interminabile che è diventato sede di saggi annuali e di un villaggio virtuale.
Chiudiamo questo catalogo delle incertezze con i mosaici della domus romana, scoperta nel 2006 in un angolo di piazza Sordello e protetta dal cubo che il sindaco Sodano intende trasferire. Il futuro dei pavimenti è quindi tutto da scrivere.

giovedì 17 febbraio 2011

L´archeologo Broccoli. Taverne, bancarelle e curva sud svelati i misteri del grande stadio

L´archeologo Broccoli. Taverne, bancarelle e curva sud svelati i misteri del grande stadio
CARLO ALBERTO BUCCI
MARTEDÌ, 01 FEBBRAIO 2011 LA REPUBBLICA - Cronaca Cronaca

Riportati alla luce negozi e monete della Roma antica che testimoniano di uno spazio sempre attivo Il Comune annuncia nuovi finanziamenti per creare un´area museale all´interno della struttura

"È un´area che va vissuta"

Per un fortunato caso il settore meglio conservato del Circo Massimo - il monumento più celebre, imitato e depredato dell´antica Roma - è la "curva sud". È infatti sotto l´emiciclo rivolto verso l´Appia che le quadrighe lanciate a folle corsa dagli aurighi, dovendo frenare per curvare seccamente intorno alla "meta" meridionale, venivano a contatto: tra strepiti di ruote, nitrire di cavalli, schiocchi di fruste, cui facevano eco le grida e gli "oooh!" dei patrizi e del popolo assiepati sulla cavea. Gli scavi iniziati a dicembre hanno però riportato alla luce strutture murarie che confermano come il frastuono dei 150mila tifosi non fosse prerogativa delle giornate dei "Ludi Magni". Rumori di pentole, monete tintinnanti, urla di venditori, strilli di meretrici risuonavano tutti i giorni nella "tabernae" ritrovate scavando oltre i pilastri delle gradinate superstiti. «Qui c´erano bande che fanno impallidire gli holigans di oggi», dice Maria Letizia Buonfiglio che, con Giovanni Caruso e altri archeologi della Sovrintendenza comunale, sta lavorando ai resti dell´impianto sportivo e religioso nato, narra la leggenda, con le corse volute da Romolo nella festa che si concluse con il ratto delle Sabine.
«In soli 50 centimetri di terra abbiamo trovato 130 monete che, una volta catalogate, ci potranno dire molto sulla vita di questa parte del circo» aggiunge Buonfiglio. Gli interventi decisi dal Comune hanno portato soprattutto alla ri-scoperta di ritrovamenti interrati dopo gli scavi degli anni Trenta, quando gli archeologi si dovettero fermare alla "media cavea" essendo le gradinate e la pista sottostanti inondate da infiltrazioni d´acqua. E ora che sono stati liberati dalla terra i pilastri, le basole della frequentatissima strada porticata, l´abbeveratoio e la fogna che serviva latrine e Vespasiani, è possibile ricostruire la stretta connessione tra le "tabernae" esterne e quelle presenti dentro la struttura dell´antico circo che, come certi moderni impianti sportivi, funzionano da punto d´incontro anche nei giorni feriali.
Il più grande circo, alla caduta dell´impero fu abbandonato e irrigato per servire agli orti e ai mulini; poi industrializzato nell´Ottocento con capannoni e un gazometro, demoliti a partire dal 1911; quindi cementificato nel Ventennio dai pilastri (anch´essi poi abbattuti) delle esposizioni sul minerale e sul tessile; infine, e siamo all´oggi, generosamente concesso per manifestazioni di piazza, parate militari, concerti allestiti sulle zolle verdi che si trovano diversi metri sopra la pista dove gli aurighi si davano battaglia girando per 7 volte intorno ai due obelischi.
La "curva sud" è stata risparmiata dalle folle di oggi ma anche dimenticata. Gli archeologi ora sono intenzionati ad andare avanti con le ricerche, sapendo però che non è possibile scendere di quota perché sotto c´è la "marrana". Ma intanto c´è da disboscare le taverne addossate al circo, da mettere in sicurezza i percorsi che portavano alle gradinate basse, riservate a patrizi, sacerdoti e cavalieri, e anche le coperture delle scale superstiti che conducevano ai "popolari". Con quali soldi? «Ai tre milioni già impegnati - spiega l´assessore alla Cultura del Comune, Dino Gasperini - aggiungeremo una delibera da tre milioni e 600mila euro che serviranno a finire le ricerche, completare i restauri, approntare un percorso didattico e una nuova illuminazione». La curva sud del Circo Massimo sarà così «un´area archeologica finalmente visitabile».

mercoledì 16 febbraio 2011

Sotto la scuola materna i resti dell'acquedotto romano

Sotto la scuola materna i resti dell'acquedotto romano
Val. Cos.
Il Tempo - Roma 5/2/2011

INFERNETTO. Scuola con vista sui reperti archeologici. Sarà inaugurata nei prossimi giorni la materna in via Salorno, all'Infernetto, costruita sopra l'acquedotto romano scoperto dagli operai di un'impresa edile nel 2004 e al centro di aspre battaglie dei residenti che ne chiedono la salvaguardia. All'epoca la Sovrintendenza per i Beni Archeologici aveva ordinato la sospensione delle costruzioni e aveva iniziato lo studio dei resti, per poi stabilirne la copertura in attesa di stabilire come valorizzare l'opera. Ora parte dell'acquedotto è custodita da una lastra di vetro, posizionata sul pavimento del plesso scolastico: si sta valutando la possibilità di aggiungere altri reperti archeologici per creare una specie di minimuseo. L'apertura della scuola però, oltre che gli archeologi, farà felici 80 bambini in lista di attesa che ora potranno usufruire delle tre aule realizzate. I lavori erano partiti nel 2009. La scuola è stata realizzata con la formula delle opere a scomputo dal comprensorio Le Ville di Plinio. Era pronta dalla scorsa estate, ma in attesa del collaudo il Comune di Roma non aveva fatto in tempo ad aprirla per l'anno scolastico corrente.

martedì 15 febbraio 2011

Alla riscoperta della via Flaminia

Alla riscoperta della via Flaminia
ItaliaSera 15/2/2011

Un volume di Francesco Laddaga, Maria Partisani e Fabbrizio Vistoli

La via Flaminia, una delle arterie più importanti dell'antichità, costituiva un rapido e agevole collegamento di Roma con la costa settentrionale dell'Adriatico e con la Gallia Cisalpina. II suo percorso, soprattutto nella parte più vicina all'Urbe, è costellato di monumenti ed è stato interessato da eccezionali ritrovamenti. Basti pensare a quel lontano pomeriggio del 20 aprile 1863, quando, presso il muro di cinta della villa di Livia tornò alla luce una statua marmorea "rappresentante Cesare Augusto con Veste Militare, dell'altezza di palmi 10, con un piccolo Putto nudo a Cavallo sopra un Delfino", come si legge in un rapporto dell'epoca, redatto da Paolo D'Ambrogi. Si trattava della scultura romana divenuta celebre come l'Augusto di Prima Porta, ora ai Musei Vaticani. Il classico ritmo policleteo è trasformato nel gesto tipicamente romano di alzare il braccio a prendere la parola. Sulla corazza da parata è raffigurata la restituzione, alla presenza delle allegorie della Terra e del Cielo, delle insegne tolte a Crasso dai Parthi durante la battaglia di Carrae. Solo dieci giorni più tardi, si rinvenivano alcuni ambienti sotterranei, di cui uno decorato con le naturalistiche e freschissime pitture raffiguranti un giardino popolato di piante, fiori e uccelli. Oggi pomeriggio alle 17.30, a piazza Venezia 11, sarà presentato il volume "La riscoperta della via Flaminia più vicina a Roma: storia, luoghi, personaggi", che raccoglie gli Atti dell'Incontro di Studio tenutosi a Roma, presso l'Auditorium dell'Ara Pacis, il 22 giugno 2009 ("Fors Clavigera", I), a cura di Fabrizio Vistoli, Roma, Edizioni Nuova Cultura. Interverranno Francesco Maria Giro, Dino Gasperini, Umberto Broccoli, Roberto Cantiani. Saranno presenti gli. autori: Francesco Laddaga, Maria Pia Partisani, Fabrizio Vistoli.

Giro: nel 2011 riapriremo lo Stadio Palatino

Giro: nel 2011 riapriremo lo Stadio Palatino
Corriere della Sera – Roma 3/1/2011

Interventi anche per la Casa delle Vestali e il Lapis Niger ai Fori

Torna ai romani (e ai turisti) lo Stadio Palatino di Domiziano, ultima parte del complesso architettonico del palazzo imperiale. Sarà aperto in primavera, lo annuncia il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro: «E' sul Palatino, con un'arena lunga 16o metri e larga 48, uno scenario spettacolare presto finalmente visitatile. Il 2010 è stato eccezionale per l'archeologia di Roma: l'apertura del terzo anello del Colosseo, degli Ipogei, del tempio di Venere e Roma e della Villa dei Quintili all'Appia antica. Anche il 2011 sarà da ricordare, con l'inaugurazione della Casa delle vestali e la valorizzazione del Lapis Niger». La Casa delle Vestali era il centro della vita religiosa di Roma, sede del collegio sacerdotale delle Vestali, nel Foro Romano. Era alle spalle della Regia e creava un unicum con il Tempio di Vesta «Aprirà a metà mese - spiega Giro - e ci consentirà di rendere pubbliche le ultime scoperte sull'esatta collocazione e organizzazione della Casa delle Vestali in età regia, con Andrea Carandini, grande archeologo "regista" degli scavi nell'area. Se la Casa delle Vestali era il centro della vita religiosa, il Lapis Niger lo era di quella pubblica, dove il popolo si riuniva in assemblea fin dal VII-VI secolo. Con un cantiere aperto da circa un anno e visibile al pubblico, ne valorizzeremo l'area, di fronte alla curia del senato, nel cuore del Foro». Altri due progetti per il 2011: la valorizzazione degli scavi dell'antica Gabii sulla Prenestina e l'apertura dell'anfiteatro del tempio di Ercole Vincitore a Tivoli. Gabii, da piccola Roma» ha probabilmente ospitato i Tarquini, i re etruschi di Roma. «Il tempio di Ercole a Tivoli è un complesso imponente che ricostruiremo anche virtualmente con fasci di luce. Sono progetti di forte impatto, che condivideremo con la Regione».

lunedì 14 febbraio 2011

Crolla l'acquedotto romano

Crolla l'acquedotto romano
Ant. Sbr.
Tempo - Roma 5/2/2011

Evacuate tredici famiglie a Tivoli

Entro domani sarà ripristinata la sicurezza, promette l'assessorato regionale all'Ambiente. Ma il crollo del blocco di circa 150 metri cubi, staccatosi dall'antico acquedotto romano di Tivoli e caduto su una rupe, riaccende le polemiche su quello che Legambiente definisce «il degrado del patrimonio archeologico e artistico tiburtino». Sono tredici le famiglie fitte evacuare dalle abitazioni a ridosso dell'acquedotto. Era già accaduto nel giugno del 2008. Quel «tratto di acquedotto, che versava in gravi condizioni, ha visto circa due anni e mezzo fa l'apertura di un cantiere di consolidamento nel. quale dall'estate scorsa non lavora più nessuno», denuncia Gianni Innocenti, presi-dente del circolo Legambiente di Tivoli.

domenica 13 febbraio 2011

Navi antiche, via alla creazione del comitato

Navi antiche, via alla creazione del comitato
IL TIRRENO - 8 FEBBRAIO 2011 - Pisa

Mentre si dovrebbe conoscere oggi la data della consegna al ministro Bondi dell’appello da parte del sindaco


Filippeschi ha cominciato a contattare le persone più rappresentative che hanno firmato

PISA. Si saprà forse oggi quando il sindaco Marco Filippeschi incontrerà il ministro Bondi per consegnarli le 2.675 firme raccolte dal Tirreno per salvare le antiche navi di Pisa. Se non giungerà comunque una risposta in tempi stretti, il sindaco si attiverà lo stesso per andare a Roma a consegnare il plico al Ministero dei Beni Culturali.
Intanto Filippeschi ha cominciato a contattare le persone più rappresentative che hanno firmato l’appello, con l’obiettivo di costituire un comitato che prosegua la campagna di sensibilizzazione verso i palazzi della politica.
Come noto, nell’appello lanciato insieme agli Amici dei Musei si chiede l’inserimento del sistema sito-museale delle “Navi antiche di Pisa” nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità stilata dall’Unesco.
La petizione ha sicuramente contribuito a riaccendere i riflettori su una scoperta storica eccezionale che in questi 12 anni ha registrato visitatori illustri, ma pochi impegni concreti. «Non è un caso - ha ribadito Mauro Del Corso, presidente dell’associazione Amici dei Musei - che il sito pisano è stato definito una Pompei del mare per la sua unicità. Ma se Pompei e le sue vicissitudini hanno un palcoscenico mondiale, Pisa è rimasta nel dimenticatoio. Per questo vogliamo che sia inserita nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità (come piazza dei Miracoli) per avere non solo un riconoscimento formale ma anche un impegno concreto per la gestione».
La raccolta delle firme è solo il primo passo per ottenere un intervento del governo. «Noi - ha detto il sindaco - abbiamo fatto la nostra parte, adesso la buona volontà e le parole non bastano più».

sabato 12 febbraio 2011

Il Tempio di Ercole a Tivoli sarà «ricostruito» con la luce

Il Tempio di Ercole a Tivoli sarà «ricostruito» con la luce
L’eco di Bergamo 2/1/2011

«Anche il 2011 sarà un anno importante per l'archeologia romana con due eventi di enorme interesse storico e culturale: l'inaugurazione della Casa delle vestali e la valorizzazione del Lapis Niger». Sono parole di Francesco Giro, sottosegretario ai Beni culturali, ricordando che il 2010 è stato «un anno eccezionale per l'archeologia romana con l'apertura del terzo anello del Colosseo, degli Ipogei, del tempio di Venere e Roma e della Villa imperiale dei Quintili all'Appia antica». «La Casa delle Vestali - spiega Giro - era il centro della vita religiosa di Roma, sede del collegio sacerdotale delle Vestali della Roma antica, nel Foro Romano. Era collocata alle spalle della Regia e componeva un unicum con il Tempio di Vesta, in un complesso chiamato Atrium Vestae. L'inaugurazione è prevista per metà gennaio e ci consentirà di rendere pubbliche le ultime scoperte sulla esatta collocazione e organizzazione della Casa delle Vestali in età regia con Andrea Carandini, archeologo di fama internazionale e protagonista degli scavi in questa area». Il cuore della Roma pubblica Il Lapis Niger, aggiunge, «è il cuore della Roma pubblica dove il popolo si riuniva in assemblea fin dall'età regia, VII-VI secolo. Con un cantiere aperto e visibile al pubblico, già operativo da circa un anno noi valorizzeremo questa area del comizio, posta di fronte alla curia del senato, nel cuore del Foro romano. Altri due progetti caratterizzeranno il 2011 e guarderanno all'archeologia del Lazio. La valorizzazione degli scavi dell'antica città di Gabii sulla via Prenestina e l'apertura dell'anfiteatro del tempio di Ercole Vincitore a Tivoli. Gabii era definita la piccola Roma e molto probabilmente ha ospitato i Tarquini, la stirpe etrusca dei Re di Roma. In tal senso si spiegherebbe la scoperta recentissima di una Regia simile a quella del Foro. Il tempio di Ercole vincitore a Tivoli - sottolinea ancora Giro - è un complesso imponente che ricostruiremo anche virtualmente attraverso fasci di luce».

venerdì 11 febbraio 2011

Altri reperti a Porta Giulia

Altri reperti a Porta Giulia
09/02/2011 IL CORRIERE ADRIATICO

Lunedì circolazione vietata nel tratto di via Mura Augustee

Fano Con una ordinanza il Comando di Polizia municipale ha istituito ieri il divieto di transito in un tratto di via Mura Augustee, per permettere la realizzazione dei lavori inerenti il completamento della rotatoria all'intersezione tra le vie Nazario Sauro, Giulio Cesare, Bruno Buozzi e Primo Maggio, interessanti anche largo di Porta Giulia.

Nella giornata di lunedì infatti, la ditta esecutrice dei lavori, ha chiesto di ampliare tale divieto per tutte le 24 ore del giorno fino al 16 febbraio prossimo a seguito del ritrovamento di nuovi reperti archeologici. Si tratta di nuove testimonianze dell’antico aspetto di Porta Giulia, incastonata com’era tra due torrioni romani, uno dei quali è stato riportato alla luce a livello di fondamenta; testimonianze che, tuttavia, verranno ricoperte, salvo quelle già in procinto di essere valorizzate dall’intervento in atto, come è stato concordato tra la Soprintendenza ai Beni archeologici e il Comune di Fano. Ciò dimostra la straordinaria ricchezza di testimonianze storiche di questa parte di città, dove ai reperti romani si sommano quelli risalenti all’epoca medioevale e rinascimentale.

Tornando alla viabilità: in via Mura Augustee da via della Fortezza al largo di Porta Maggiore è stato posto un divieto di sosta in ambo i lati della carreggiata e nelle fasce di pertinenza laterali, con rimozione del veicolo in sosta abusiva. Il doppio senso di marcia è stato regolato a senso unico alternato con diritto di precedenza per i veicoli aventi direzione monte-mare; è stato quindi decretato l’obbligo di fermarsi e dare la precedenza ai veicoli in transito in via della Fortezza e l’obbligo di svolta a destra nell'immettersi nella stessa via.

giovedì 10 febbraio 2011

Nuovi rinvenimenti sulla via Agnagnina

Nuovi rinvenimenti sulla via Agnagnina
09/02/2011 IL MATTINO

Da diciassette secoli anni erano lì sotto, in una vasca di un’antica villa romana. E ieri, durante un’operazione di scavi archeologici, l’eccezionale ritrovamento: sei sculture di marmo del III secolo d.C. provenienti da quella che era forse la villa di un funzionario di alto rango di epoca imperiale sono state ritrovate ieri mattina a Roma. Il ritrovamento è stato fatto nel corso delle indagini archeologiche preliminari alla realizzazione del Piano di Zona Edilizio «Anagnina 1», nel X Municipio della capitale. «Una scoperta - ha commentato il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro - che promette di gettare nuova luce sugli insediamenti di età imperiale del Suburbio». Ma di cosa si tratta? Gli archeologi, guidati da Roberto Egidi, hanno trovato all'interno di una vasca di pertinenza della villa romana, un busto con ritratto e due teste di personaggi maschili della famiglia imperiale dei Severi; un ritratto femminile della stessa famiglia dei Severi; un ritratto di bimba coevo; una statua probabilmente di Zeus raffigurato nudo e a grandezza naturale. Tra i recuperi anche un'Erma arcaizzante a grandezza maggiore del vero. Tutti i pezzi ritrovati andranno ad arricchire il patrimonio del Museo Nazionale Romano e saranno conservati nelle Terme di Diocleziano, dove verranno immediatamente avviati i primi interventi conservativi. Un ritrovamento, fanno notare dal ministero, che «per quantità, caratteri tecnico-stilistici e qualità dei materiali costituisce senza dubbio una fra le più importanti scoperte verificatesi in questi ultimi tempi nel suburbio della capitale». Visto l'attuale stato delle ricerche, è difficile al momento, sottolineano i tecnici, stabilire «l'originaria collocazione e destinazione delle sculture, solo in via ipotetica ricollegabili al complesso residenziale che le accoglie e che manifesta successive fasi edilizie delle quali la più recente databile nel III secolo d.C.». La presenza di ritratti ascrivibili, ad un primo esame, a membri della dinastia dei Severi, aggiungono, «farebbe pensare che l'ultimo proprietario della villa potrebbe essere stato un funzionario di alto rango legato alla famiglia imperiale». L'esistenza di un mausoleo di epoca tardo-imperiale adiacente l'impianto rafforza tale ipotesi stante la consuetudine, frequentemente documentata a partire dal II-III secolo d.C., di seppellire il proprietario accanto alla sua dimora. au.ro.

mercoledì 9 febbraio 2011

I fasti di Roma antica all´Agnanina dalla terra affiorano Zeus e 5 statue

I fasti di Roma antica all´Agnanina dalla terra affiorano Zeus e 5 statue
CARLO ALBERTO BUCCI
MERCOLEDÌ, 09 FEBBRAIO 2011 la REPUBBLICA- Roma

Il ritrovamento ieri in un´area a verde: gli scavi finanziati da un gruppo di imprenditori


Il miracolo lungo la via Anagnina ha preso forma in un meraviglioso Zeus dal corpo apollineo e in altre cinque sorprendenti teste imperiali del III secolo dopo Cristo. Sculture perfettamente conservate a poche zolle di terra sotto il piano verde della campagna romana. E già bellissime alla luce del tramonto - appoggiate sul prato prima di venire avvolte nella stoffa e portare ai restauratori - anche se ancora piene di terra negli occhi e fango tra i capelli. Ma sa di miracoloso anche il fatto che gli archeologi – in tempi di tagli draconiani alla cultura – siano arrivati allo straordinario ritrovamento di ieri mattina grazie ai soldi (circa 100mila euro) che un gruppo di imprenditori ha messo a disposizione per far scavare la villa romana venuta alla luce lo scorso giugno in una zona destinata a verde pubblico dopo aver ricevuto l´ok dai funzionari della Soprintendenza per la realizzazione del cantiere.
Sotto attacco del sindaco Alemanno, che non vorrebbe vincoli tra i piedi quando si tratta di opere come il campo nomadi della Barbuta o i cantieri della metropolitana, gli studiosi di antichità romane dello Stato hanno messo a segno un nuovo, importante ritrovamento: una lussuosa dimora di campagna che ha inaspettatamente celato fino a ieri sei sculture nascoste in una vasca.
"Stavamo levando la terra quando è spuntata una nuca bianca: era l´acconciatura di una matrona romana. L´abbiamo pulita e tolta dalla buca, ma ecco che accanto è apparsa la testina di un bambino, e poi come d´incanto anche le due teste degli imperatori, fino all´erma e allo Zeus" racconta ancora emozionata l´archeologa Magda Fossati che con Davide Pellandra sta portando avanti gli scavi per conto della Soprintendenza speciale di Roma guidata da Anna Maria Moretti. "Ho ancora la pelle d´oca: così tante, tutte insieme, e poi è come se chi le ha nascoste avesse fatto in modo che arrivassero fino a noi senza incidenti" aggiunge Daniela Spadoni, assistente tecnico della Soprintendenza. Infatti, i volti non sono stati gettati alla rinfusa, faccia a terra; e tra un marmo e l´altro c´era come un´imbottitura di tufo a proteggere le statue che presentano tracce di scalpellature precedenti al seppellimento.
La villa suburbana è stata spogliata dei suoi marmi più pregiati, delle colonne e dei rivestimenti. Ma sotto il piano del prato da pascolo si è conservato il perimetro di questa principesca dimora di campagna: e lo scavo – che per essere terminato ha bisogno di altri finanziamenti, prima di coprire di nuovo tutto dopo aver schedato e fotografato i resti – permette di vedere "in sezione" i pavimenti con mosaici di prima età imperiale e, sopra, i tappeti musivi successivi.
Gli scavi devono essere ultimati e le analisi scientifiche sono appena iniziate: la storia di questo edificio della Roma imperiale va ancora studiata e capita appieno. Rimane il giallo del perché qualcuno seppellì in una vasca al centro dell´atrio il tesoro di marmo della famiglia. E rimane la bellezze delle sculture, pezzi di una galleria di statue che comprende anche un bassorilievo e una testa virile rinvenuti nei mesi scorsi.

Roma - Dalla periferia di Roma riaffiorano sei importanti statue imperiali

E' una di quelle zone di immediata periferia a metà fra campagna e città, come spesso ancora accade a Roma, fra le statali Anagnina e Tuscolana, nei pressi dell'innesto con il G.R.A.. Eppure, anche in zone così lontane dai fasti del centro, si possono rinvenire tracce preziose dell'antichità: ieri, proprio nel corso di indagini archeologiche di tutela nell'ambito della realizzazione del Piano di Zona Edilizio "Anagnina 1", all'interno di una vasca pertinente a una villa romana, sono state rinvenute sei pregevoli sculture in marmo, per lo più databili agli inizi del III secolo d.C.
(...)
l'articolo continua al seguente link:

Roma - Dalla periferia di Roma riaffiorano sei importanti statue imperiali (scanagatta)

martedì 8 febbraio 2011

Cultura - Ecco le prove che i romani celebravano riti sul Summano (scanagatta)

Cultura - Ecco le prove che i romani celebravano riti sul Summano (scanagatta)

Archeologia: sei sculture III sec d.c. ritrovate a Roma

Archeologia: sei sculture III sec d.c. ritrovate a Roma

Rinvenute in sopralluoghi piano edilizio, Giro: 'straordinario'

(ANSA) - ROMA, 8 FEB - Sei eccezionali sculture di marmo del III secolo d.C. forse provenienti dalla villa di un funzionario di alto rango di epoca imperiale sono state ritrovate a Roma nel corso delle indagini archeologiche preliminari alla realizzazione del Piano di Zona Edilizio 'Anagnina 1', nel X municipio. 'Un ritrovamento straordinario - ha commentato il Sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro - una scoperta che promette di gettare nuova luce sugli insediamenti di eta' imperiale del Suburbio'. All'interno di una vasca di pertinenza di una villa romana, gli archeologi, guidati da Roberto Egidi, hanno trovato un busto con ritratto e due teste ritratto di personaggi maschili della famiglia imperiale dei Severi; un ritratto femminile della stessa famiglia dei Severi; un ritratto di bimba coevo; una statua probabilmente di Zeus raffigurato nudo e a grandezza naturale. Tra i recuperi anche un'Erma arcaizzante a grandezza maggiore del vero. Tutti i pezzi ritrovati, spiegano dal ministero dei beni culturali, andranno ad arricchire il patrimonio del Museo Nazionale Romano e saranno conservati nelle Terme di Diocleziano, dove verranno immediatamente avviati i primi interventi conservativi. Visto l'attuale stato delle ricerche, e' difficile al momento stabilire l'originaria collocazione e destinazione delle sculture, solo in via ipotetica ricollegabili al complesso residenziale che le accoglie. La presenza di ritratti ascrivibili, ad un primo esame, a membri della dinastia dei Severi farebbe pensare che l'ultimo proprietario della villa potrebbe essere stato un funzionario di alto rango legato alla famiglia imperiale.

lunedì 7 febbraio 2011

L'antica Roma ritrova il suo Stadio

L'antica Roma ritrova il suo Stadio
C. R.
Il Messaggero – Roma 3/1/2011

Sulla sommità del Colle un'arena lunga 160 metri e larga 48: voluta da Domiziano (81-96 d.c.) fu parte integrante dello spettacolare complesso imperiale
Il sottosegretario ai Beni culturali Giro: in primavera sarà visitabile il "Palatino"

Uno stadio sulla sommità del colle Palatino, una arena lunga 160 metri e larga 48, uno scenario spettacolare. «Presto sarà visitabile, fu costruito da Domiziano, in primavera verrà aperto al pubblico». L'annuncio è del sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro, ed è un bel modo di iniziare l'anno nuovo e lasciarsi alle spalle i brutti ricordi. -Lo Stadio Palatino è parte integrante del complesso architettonico del Palazzo Imperiale. «Sarà anche una cavalcata nella storia imperiale di Roma - spiega Giro anticipando le suggestioni che aspettano i visitatori del sito con Domiziano (81-96 d.C.) che avviò la costruzione del suo Palazzo e dello Stadio, Settimio Severo che vi costruì le Terme (193-211) e Massenzio (307-312) al quale dobbiamo la meravigliosa Esedra che chiude lo stadio». Per i nostri beni artistici e archeologici il 2010 non sarà ricordato purtroppo come un anno "eccezionale". Basti pensare ai crolli di Pompei e quello che simbolicamente rappresentano. Un'immagine di degrado e di disfacimento che ha fatto il giro del mondo, Tuttavia, sostiene il sottosegretario Giro, 2010.è stato un anno eccezionale per l'archeologia di Roma». Ed elenca: l'apertura del terzo anello del Colosseo, degli Ipogei, del tempio di Venere a Roma e della Villa imperiale dei Quintili all'Appia antica. Anche il 2011, promette Giro, sarà un anno importante per l'archeologia romana con due eventi su tutti gli altri: l'inaugurazione della Casa delle Vestali e la valori77aaione del Lapis Niger. «La Casa delle Vestali era il centro della vita religiosa di Roma, sede del collegio sacerdotale delle Vestali della Roma antica, nel Foro Romano. Era collocata alle spalle della Regia e componeva un unicuum con il Tempio di Vesta, in un complesso chiamato Atrium Vestae. L'inaugurazione è prevista per metà gennaio e ci consentirà di rendere pubbliche le ultime scoperte sulla esatta collocazione e organizzazione della Casa delle Vestali in età regia con Andrea Carandini, archeologo di fama internazionale e protagonista degli scavi in questa area». Se la Casa delle Vestali è il cuore della Roma religiosa, il Lapis Niger è il cuore della Roma pubblica dove il popolo si riuniva in assemblea fin dall'età regia, VII-V1 secolo. «Con un cantiere aperto e visibile al pubblico, già operativo da circa un anno - precisa Giro - noi valorizzeremo questa area del comizio, posta di fronte alla curia del senato, nel cuore del Foro romano». «Altri due progetti caratterizzeranno il 2001- anticipa il calendario degli eventi il sottosegretario ai Beni culturali -: la valorizzazione degli scavi dell'antica città di Gabii sulla via Prenestina e l'apertura dell'anfiteatro del tempio di Ercole Vincitore a Tivoli. Gabii era definita la piccola Roma e molto probabilmente ha ospitato i Tarquini, la stirpe etrusca dei Re di Roma. In tale senso si spiegherebbe la scoperta recentissima di una Regia simile a quella del Foro. Il tempio di Ercole vincitore a Tivoli è un complesso imponente che ricostruiremo anche virtualmente attraverso fasci di luce dove è presente anche un insediamento industriale dell'800 che cercheremo di valorizzare adottando allestimenti e tecnologie moderne e di forte impatto». «Sono progetti che saranno condivisi con la Regione Lazio e la giunta Polverini - conclude il sottosegretario - molto attenta a promuovere con il governo la valorizzazione del patrimonio culturale della regione».

sabato 5 febbraio 2011

Cronache di Pompei nel 79 d.C. raccontate dai ragazzini di oggi

Cronache di Pompei nel 79 d.C. raccontate dai ragazzini di oggi
Stefano Miliani
L'Unità 21/12/2010

Sotto il Vesuvio. L'originale metodo della docente Lietta Piattella per insegnare l'amore per la storia
Tra le macerie Quello che si è salvato dall'eruzione, rischia di venir spazzato via dai crolli e dall'incuria
La I g della scuola media romana Moscati alla Garbatella si è avventurata tra le vie in pietra dell'antica città. Curiosando, studiando e poi, con un tema, immaginando la vita dei pompeiani in quel fatale 24 agosto.

«Eravamo in pochi a sapere che quella montagna era un vulcano, ma nessuno sapeva che potesse essere un pericolo mortale». Chi ricorda è una donna di Pompei e ripensa a quel fatale 24 agosto del 79 d.C. in un testo di cui vi diciamo più sotto. Più prosaicamente, l'eruzione del Vesuvio devono averla immaginata anche coloro che hanno steso le motivazioni così urgenti da giustificare la presenza di un commissario a Pompei. Solo che mentre il vulcano è rimasto tranquillo sono crollate case.
La motivazione del vulcano ha insospettito la Corte dei Conti che ad agosto ha bocciato l'insediamento del Commissario Marcello Fiori, ha messo sotto la lente d'ingrandimento i suoi interventi, dall'adozione dei cani randagi ai lavori al Teatro Grande (sul restauro del Teatro Grande indaga anche la magistratura mentre sui crolli un'inchiesta investe nove persone tra cui l'ex soprintendente Guzzo ma non Fiori). Dopo la Casa dei Gladiatori del 6 novembre altri crolli sono seguiti ma non è franata la poltrona del ministro Bondi: lui teme come l'inferno la discussione della sfiducia sulla sua persona rinviata a gennaio, eppure sarebbe bene lasciasse il Collegio Romano soprattutto per quanto non ha fatto per la cultura, le arti e lo spettacolo, più che per una Pompei mal gestita con soprintendenti a rotazione forsennata e la caparbia volontà di non assumersi la responsabilità politica dei disastri. Nel frattempo, a novembre, una classe romana con insegnanti e guida si è avventurata tra le vie in pietra, le colonne e le domus dell'antica città. La Ia G della scuola media Moscati alla Garbatella a Roma ha curiosato, studiato. Poi, in un tema, c'è chi ha immaginato una tranquilla giornata pompeiana tra abluzioni, colazioni a base di focaccia e olive, terme e cena preparata dagli schiavi, chi quella tragica eruzione del 79 dopo Cristo, memore forse del trambusto negli scavi con via dell'Abbondanza affollata da telecamere, giornalisti, forze dell'ordine e tecnici al capezzale della Casa dei Gladiatori. Per inciso: leggere quei temi - con il consenso della scuola e dell'insegnante Lietta Piattella - fa capire quanto la storia e l'archeologia possano diventare vive e palpitanti se raccontate nel modo giusto e se vissute di persona, sul posto. «Sono nel mio cubiculum e sento i raggi del sole che mi sfiorano la pelle», è il dolce incipit da romanzo di Rebecca: la sua pompeiana si fa portare su un carro «alla Casa del gladiatore» passando per via dell'Abbondanza, al mercato vede sua madre «che litiga con un mercante perché la stoffa costa troppo», poi le terme, infine le amiche a cena a casa tra musica e balli fino a un sonno «felice». Trascorre «una giornata speciale» la protagonista di Federica, che «ritira le stoffe bianche pulite grazie all'urina» (il dettaglio dell'urina colpisce naturalmente i ragazzi di oggi) fino alla cena “su letti triclinari» preparata dalla serva a base di «maialino, pesce arrosto, verdure e qualche uovo». Più maschile, si gode «una lunga galoppata» per fare la spesa «al macellum» il signore creato da Valerio, pompeiano capace di «partecipare alla celebrazione di un rito sacro al tempio di Era» e uscirne appagato. «Una lotta fra gladiatori all'anfiteatro. Che divertimento», esclama invece quasi da tifoso il protagonista di Tommaso. Nulla lascia prefigurare il pericolo. Neppure la signora dell'inizio di questo articolo, descritta da Virginia, intuisce: e quando «ceneri e pomice cominciano a seppellire i carri», vede tutti scappare «a parte un cane rimasto legato alla sua catena, dimenticato dal suo padrone», scrive sempre Virginia con la pietà per il povero animale poi bloccato in quell'abbraccio di fuoco. Quel mattino se su Pompei arriva «una piccola nuvola di fumo, nessuno sembra badarci», racconta Ilaria. La quale coglie una costante che si vede spesso nel cinema sulle catastrofi: l'inconsapevolezza del pericolo di noi umani. «Improvvisamente il Vesuvio erutta, tutti credono che sia uno spettacolo meraviglioso e quindi continuano a fare le loro attività». Diciannove ore più tardi, Ilaria con stile secco ed efficace cancella ogni illusione: «molti pregano gli dei; molti cercano di scappare, ma è troppo tardi». Speriamo noti sia una profezia sulla nostra Italia.

giovedì 3 febbraio 2011

The Ruined Ruins

The Ruined Ruins
Barbie Latza Nadeau
Newsweek 10/1/2011

You may have thought Pompeii died after that battle with Vesuvius in A.D. 79. In fact, the gloriously preserved Roman town is being destroyed now, thanks to human neglect.
In early November a building where athletes once trained to fight collapsed into a pile of rubble. Since then, structures have been tumbling down at an astonishing rate. Huge sections of a garden wall around the House of the Moralist fell on two separate occasions. In early December an ancient shop and the House of the Small Lupanare were reduced to heaps of mortar. Shelves regularly fall from the moldings, and a wooden scaffolding put in place a half-century ago is visibly rotting. Reports in the local newspaper suggest that many more buildings have crumbled without a mention. The government blames an unusually rainy autumn for the recent damage, but since 2008 there have been is major catastrophes that experts attribute to neglect. The irony is that if any city should know how to deal with ruins, it's this one: Pompeii. The ruins of Pompeii, destroyed after the Italian volcano Mount Vesuvius blew its top in A.D. 79, have actually been falling apart for years. "The real truth is, no one has done anything to secure these ancient excavations since they were excavated," says Pompeii as we know it is unlikely to survive beyond the next decade. Claudio D'Alessio, mayor of Pompeii. "You'd think that at least [the recent destruction] would have prompted an intervention to prevent new collapses, but there's not much more than a few fences to make sure the next collapse doesn't hurt anyone." Pompeii has intermittently been on the World Monuments Fund's list of endangered sites to watch, and UNESCO dispatched an unprecedented emergency mission to the city in early December after the House of Gladiators fell. Experts from the International Council on Monuments and Sites studied the damage at more than a dozen of Pompeii's most popular relics and demanded that streets be closed on Jan. 1 while emergency fortifications are put in place. But those Band-Aids have about as much chance of saving the city as the locals did when Vesuvius erupted. Some experts predict that Pompeii as we know it is unlikely to survive even beyond the next decade. Unfortunately, the good people of Pompeii—or at least the ones with the power to throw the city a life vest—beg to differ. Jeannette Papadopoulos, superintendent of the Pompeii archaeological park, warns against "useless alarmism" after the recent collapses. "These types of events are expected over the course of the life of a 2,000-yearold vast archaeological site," she says. And according to a shocking statement issued in December by Italy's culture minister, Sandro Bondi, the buildings that fell were hardly worth saving. "The collapse did not involve anything of artistic, archaeological, or historical worth," he wrote. The preservation community promptly called for his resignation, though it does that almost every time a Pompeii structure crumbles to dust and nothing is done. Well. not exactly nothing. Guards have cordoned off several streets, patrolling vigilantly to make sure none of the 3 million tourists who visit each year steps, sits. or even leans on anything precarious lest it, too, turn to rubble. If Bondi's and Papadopoulos's arguments hold as much water as a cobblestone street, that's because the government knows full well what it would take to save Pompeii—money. The region of Campania is in financial straits due to a crippling garbage crisis that has seen millions siphoned from all departments and shoveled into waste removal. Pompeii has an annual budget of 103 million, but it would take nearly twice that amount to implement the kind of preservation program the site needs. Funding drives in Pompeii to find private sponsors of preservation projects have curiously found no takers. Certain areas of the 160-acre site are now regularly rented out for social events and concerts, but the only thing the public knows about that income is that it's clearly not going to maintenance. In December the military police launched a criminal investigation after an independent study showed that the latest collapses were caused not by rain but by negligence. Authorities handed down nine "notices of investigation," legal warnings that people are being investigated for criminal behavior, either for siphoning funds or awarding contracts to unqualified agencies. In one case, a maintenance contract was allegedly awarded to a top administrator's relative with no experience in archaeological preservation. The work was never completed, though the contract was paid in full. At least one expert says that the only hope for saving Pompeii is for the government to hand over responsibility for the site entirely. Philippe Daverio, a noted European art critic, is pushing for complete privatization of many of Italy's most-endangered gems. "Take Pompeii away from the Italian state and give it over to the international community" he says. "Pompeii belongs to the tourists from all over the world who visit it. They would take better care of it." Perhaps Pompeiians should do as the Romans do. When the cash-strapped culture ministry couldn't come up with 33 million to clean the pollution-stained Colosseum in October, Diego Della Valle, the wealthy Tod's shoe magnate, stepped up and promised to personally fund the whole cleaning project. "I am interested in sustaining the prestige of 'made in Italy,'" Della Valle told NEWSWEEK. It may be too late even for that. Conservationists have warned for decades that if all of Italy doesn't start dedicating more resources to preservation, many of its most highly regarded archaeological sites risk collapse. Italy's 2011 budget allocates 340 million to the cultural ministry, which finances most preservation. In 2008 the ministry received 603 million—and that was before a series of recent archeo-emergencies. In March an enormous section of the roof of Rome's celebrated Nero's Golden Palace caved in, crushing an internal gallery and destroying the once gilded vaulted ceiling. The site is closed until it can be shored up (though thus far scant work has been done). In May three chunks of ceiling mortar spontaneously fell from one of the arches in the Colosseum just a few hours before it opened to the public. The fact that no one had considered the damaged arch vulnerable to collapse has caused concern that the entire ancient amphitheater is seriously at risk. In Florence, flaking tiles and cracks in the ceiling have raised the alarm that the city's architectural masterpiece, the Duomo, is showing its age. "With no maintenance and nonexistent funds, the whole of Italy is at risk of collapsing," warns Alessandra Mottola Molfino, head of the culture watchdog group Italia Nostra. "Every single historical monument in the country is at risk of the same fate as Pompeii." Only this time, the destruction won't come from a volcano.

mercoledì 2 febbraio 2011

While Pompeii Crumbles

While Pompeii Crumbles
Francis X. Rocca
The Wall Street Jornal 13/1/2011

The scandal over conditions at the ancient Roman city of Pompeii has yet to die down since a structure known as the "School of the Gladiators" collapsed there in early November. At least three other major collapses occurred in the past two months. Italy's President Giorgio Napolitano has called the situation a "national disgrace"; opposition parliamentarians continue to press for Culture Minister Sandro Bondi's resignation; and in mid-December, prosecutors announced that they were investigating nine people, including Pompeii's former superintendent, to see whether they should be charged with criminal neglect. Pompeii is, of course, a uniquely important archaeological site: a 160-acre time capsule sealed by volcanic ash in A.D. 79, at the height of the Roman empire, until its rediscovery almost 1,700 years later. Yet experts and activists say that the city's perilous current state is just one dramatic example of a widespread national emergency. A continuing study by the preservationist group Our Italy has already identified more than 80 major monuments and archaeological sites nationwide at grave risk of collapse, including Bologna's two great medieval towers, the ancient Aurelian walls around Rome, and Capua's Roman amphitheater, second in size only to the Colosseum. Recent events have thus revived a long-running national debate over why Italy cannot take better care of its rich cultural heritage. Many commentators have stressed funding shortages, noting that governments of both the right and the left have cut culture spending over the past decade. Italy's leading financial newspaper, Il Sole 24 Ore, has even suggested that Pompeii turn to corporate sponsors like Ferrari and Coca-Cola, which might pay for the chance to associate their brands with the ruins they help preserve. Later this month, the Italian government is expected to approve tens of millions of euros in emergency funds to address the Pompeii crisis. Money is not the only problem, however. Administrative costs are the one area in which culture spending has risen, but the returns on that investment have been disappointing. In recent years, as the basic maintenance that might have prevented the collapses at Pompeii was left undone, administrators there focused on multimedia shows and live performances in a first - century B.C. amphitheater. That Italians should lack the money or competence to care for their cultural treasures ought to astonish. Italy is, after all, the world's seventh-largest economy, thanks largely to its innovative entrepreneurs and the high standards of its consumer goods—many of them global brands. Even more to the point, Italy's cultural patrimony is the basis for one of its most important growth industries. According to Mario Resca, the culture ministry's director-general in charge of developing the commercial potential of Italy's state-owned museums, more than half of Italy's huge tourism business (the fifth largest in terms of international arrivals) is focused on cultural attractions. That's up from 14% two decades ago; and as populations in Europe and other wealthy regions continue to age, the proportion is bound to rise. Italy has 48 U.N. World Heritage sites, more than any other country, meaning that the cultural-tourism sector enjoys an unparalleled comparative advantage. Given such a confluence of interests, you might assume Italian business would be eager to show the state how to correct any deficiencies in its management of national treasures. And for over two years now, Mr. Resca has been trying to do just that. The former chairman of McDonald's Italia has used aggressive marketing techniques, including discounted admission fees and provocative ads (a poster showing a half-dismantled Colosseum warns "It you don't visit, we'll take it away"), to draw the public to state-owned museums. He says overall attendance, which has lagged behind other major European countries, rose by 15.5% in the first 10 months of 2010. And he has recently solicited bids for improved museum cafeterias, bookshops and audio guides, which are often primitive when they exist at all. Better-attended museums with better services will raise more money for preservation and other purposes. But Mr. Resca says that the national government's network of 464 museums also suffers from a rigid, slow-moving bureaucracy, for which part of the solution is devolution of many institutions to regional governments and in some cases privatization. The culture ministry's powerful superintendents, career civil servants chosen through rigorous examinations in their academic fields, also need to learn more about management, Mr. Resca says, noting that their equivalents in France study administration for a year and a half.
To show that running a cultural institution requires not only scholarly distinction but also business savvy, Mr. Resca points to Pompeii. The site was granted a special autonomous status in 1997, allowing it to control its own revenue, but he says that the administration there left 70 million ( 90.3 million) unspent that could have gone to maintaining the structures and grounds. Yet according to Stefano Baia Curioni, a professor of arts management at Milan's Bocconi University, Pompeii has hardly been a fair test case of decentralization. Under the site's highly qualified form of autonomy (suspended during a two-year state of emergency that ended last July), authority has been divided between the superintendent and a "city manager," ensuring paralysis whenever the two disagree. Neither official is authorized to make hiring decisions, so instead of replenishing the permanent maintenance staff, they have handed that work to outside contractors, with unsatisfactory results. This half-baked arrangement stems, Mr. Baia Curioni says, from resistance by culture ministry officials loath to cede control over one of the world's richest archaeological troves. At least as strong as the Italian cultural bureaucracy's antipathy to decentralization is its suspicion of the private sector, which Mr. Baia Curioni says reflects both prejudice and practical experience. Curators are particularly resentful of profit-making companies that put on exhibitions in publicly owned museums and historic buildings (an increasingly common practice of which most visitors are probably unaware) where the objects on display fail to match the advertising hype. The private sector's role is nonetheless essential, Mr. Baia Curioni says. He notes that Pompeii's ancient neighbor Herculaneum has received vital support for conservation research from the California-based Packard Humanities Foundation. Even Our Italy's president, Alessandra Mottola Molfino, a fierce critic of what she calls undue corporate influence on government arts and environment policy, sees a constructive role for free enterprise, praising the hoteliers who make preservation profitable by restoring entire medieval villages as alberghi diffusi ("scattered hotels"). One such village is Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo. The hill town's restoration by Swedish businessman Daniele Kihlgren underwent the ultimate test in the earthquake that devastated much of the region in April 2009. As Ms. Mottola Molfino notes, "not a single brick fell."