sabato 12 gennaio 2013

Tombe sabine seppellite da camion e cement

Tombe sabine seppellite da camion e cemento
ne.tr.
"Il Fatto Quotidiano", 12 nov. 2012

Distese di verde, necropoli e acquedotti, resti di un'antichità sopraffatta dal mattone. Succede a 40 chilometri da Roma, dove sorgeva la città antica di Cures, nella sabina che diede i natali a due re romani Numa Pompilio e Anco Marzio. A Passo Corese, Rieti, sono previsti dieci milioni di metri cubi di cemento per realizzare un grande polo logistico, i lavori del primo stralcio sono completati, in un'area di 200 ettari.
Per il consorzio di sviluppo industriale rietino, giunte locali e regionali di ogni colore, è l'occasione per creare “sviluppo e occupazione” spiega Andrea Ferroni, presidente del consorzio sviluppo industriale di Rieti , che ci risponde tramite email. La pensano diversamente le associazioni ambientiste, gli archeologi che auspicavano turismo e valorizzazione del territorio. Il piano paesistico regionale, approvato nel 2008, per questa area indica la destinazione a parco archeologico. “È un sito ricchissimo perché la presenza dell’uomo comincia migliaia di anni fa e lascia tracce fino all’epoca romana” spiega l’archeologa Helga Di Giuseppe che ha lavorato con la British School. Siamo in una miniera, in pochi metri quadrati sono censiti 189 siti archeologici. Alla fine il parco è arrivato, ma quello industriale. Tutto inizia nel 2000 quando il consorzio per lo ne prevede la realizzazione, progetto approvato nel 2004 dalla regione Lazio, presidente Francesco Storace. Nel 2001 il consorzio avvia la selezione del socio privato che dovrà costruire l'opera, senza gara, attraverso una “procedura di evidenza pubblica”. Nel 2003 si stipula la convenzione con l'Ati che avrà la concessione delle aree per 99 anni, guidata dal gruppo immobiliare Maccaferri Spa. “Noi – spiega Paolo Campanelli, presidente dell'associazione Sabina Futura – sulla vicenda abbiamo presentato a gennaio scorso un esposto alla magistratura”. Il punto contestato attiene al rispetto delle norme urbanistiche al momento del rilascio del permesso di costruire l'infrastruttura, relativo all'iter che si conclude nel 2009 quando la regione Lazio, presidente Piero Marrazzo, approva una variante al piano regolatore consortile che raddoppia le volumetrie. Il Consorzio ribadisce il rispetto della normativa vigente. Altro nodo quello delle opere pubbliche. “Sia il depuratore che il collegamento all'autostrada - incalza Campanelli - sono finanziati da soldi pubblici, senza che il privato abbia speso un solo euro. Scomparso dal progetto il ramo ferroviario per ridurre l'impatto ambientale”.
Neanche i proprietari delle aree ci hanno guadagnato. L'esproprio è stato pagato come se quei terreni fossero agricoli, invece la destinazione era industriale. Per il presidente Ferroni: “Il tracciato ferroviario è ancora presente nel piano regolatore consortile – ma ammette – verrà realizzato ove se ne ravvisi la necessità con procedure condivise. Il procedimento espropriativo, invece, è avvenuto in conformità del testo unico in materia”. Ricorsi, carte bollate, battaglie legali, sullo sfondo, anzi sotterrata c'è l'antica Cures e la sua storia. Guardare le ultime foto fa male: dove c’erano le tombe antiche ecco una distesa di cemento.