Nel ventre delle Terme
Edoardo Sassi
Corriere della Sera, Roma, 22.12.2012
Edoardo Sassi
Corriere della Sera, Roma, 22.12.2012
Aperta per la prima volta al pubblico parte dei sotterranei
A Caracalla, dopo il mitreo, accessibili nuovi tesori
Pensare che ce ne sarebbero, ancora, di totalmente inesplorate, tutte da scavare, sotterranee e su più livelli: chilometri di gallerie «di servizio» al di sotto delle monumentali Terme di Caracalla, che forse nascondono meraviglie fino a oggi sconosciute, in un dedalo, tra parte esplorata e non, che arriva oltre la via Cristoforo Colombo. Altri due chilometri circa invece, sempre di queste gallerie di servizio, si conoscono, ma sono ancora inaccessibili al pubblico. Il tutto, sempre là dove secoli addietro correvano gli schiavi, dove ancora oggi si vedono forni di quel che fu uno dei più straordinari complessi dell'antichità: piscine, acqua, spa (si direbbe oggi), palestre, biblioteche... In tempi di crisi, tagli e spending review, rendere tutto ciò fruibile con restauri o perfino scavi sarebbe una pagina da «libro dei sogni», come ha detto ieri la direttrice dell'area, l'archeologa Marina Piranomonte. Ma la (bella) notizia di 24 ore fa è che comunque, con uno sforzo incredibile di mezzi (ancora ieri la soprintendente di Stato all'Archeologia di Roma, Mariarosaria Barbera, ha ricordato i pericolosi tagli governativi che ricadono soprattutto sulla manutenzione), l'offerta archeologica della città si è arricchita di un altro prezioso gioiello, mai finora accessibile al pubblico: una sia pur piccola parte dei sotterranei, appunto, dove da oggi si può scendere ammirando, in un allestimento dotato di ottimi pannelli esplicativi (ma in caratteri troppo piccoli per occhi non «bionic»), bei marmi finora in deposito (anche questi, non solo le volte, restaurati e studiati per l'occasione). Due per ora le gallerie accessibili di questi lunghi camminamenti, fulcro della vita nelle terme da dove schiavi e operai facevano funzionare la grande macchina scenografica e ingegneristica; un fascinoso dedalo di spazi, a volte carrozzabili e di sei metri d'altezza per sei di larghezza, con i depositi di legname, un mulino e quello splendido mitreo aperto al pubblico a ottobre. L'impianto idrico e di riscaldamento, la fitta rete di piccole gallerie che serviva per la posa delle tubazioni in piombo e la gestione dell'adduzione e della distribuzione dell'acqua, meccanismi geniali per ogni necessità di un complesso termale con un numero di frequentatori che poteva arrivare a ottomila persone al giorno, le gallerie più grandi, quelle del riscaldamento, correnti sotto quasi tutto l'edificio, illuminate da lucernai che permettevano anche la circolazione d'aria impedendo che il legname conservato marcisse; grandi dimensioni legate anche alla necessità che vi transitassero i carri carichi di legna trainati da cavalli... Tutto questo, e molto altro, raccontato anche nel libro-guida che esce in questa occasione, scritto dalla stessa Piranomonte ed edito da Electa. Sui marmi esposti: il progetto scientifico è di Gunhild Jenewein (Istituto Storico Austriaco), quello dell'allestimento da Fabio Fornasari e riguarda la musealiz7azione di circa 45 reperti divisi in sette «isole» espositive. Trabeazioni architettoniche e capitelli, per lo più, tra cui quelli monumentali provenienti dal frigidarium raffiguranti Ercole, Venere e Marte, montati su false colonne per restituire parzialmente quella visione dal basso per la quale erano nati, suggerendo tutta la grandiosità di Terme un tempo decorate e colorate da marmi, sculture, mosaici, stucchi (Info: tel. 06.3996770)
A Caracalla, dopo il mitreo, accessibili nuovi tesori
Pensare che ce ne sarebbero, ancora, di totalmente inesplorate, tutte da scavare, sotterranee e su più livelli: chilometri di gallerie «di servizio» al di sotto delle monumentali Terme di Caracalla, che forse nascondono meraviglie fino a oggi sconosciute, in un dedalo, tra parte esplorata e non, che arriva oltre la via Cristoforo Colombo. Altri due chilometri circa invece, sempre di queste gallerie di servizio, si conoscono, ma sono ancora inaccessibili al pubblico. Il tutto, sempre là dove secoli addietro correvano gli schiavi, dove ancora oggi si vedono forni di quel che fu uno dei più straordinari complessi dell'antichità: piscine, acqua, spa (si direbbe oggi), palestre, biblioteche... In tempi di crisi, tagli e spending review, rendere tutto ciò fruibile con restauri o perfino scavi sarebbe una pagina da «libro dei sogni», come ha detto ieri la direttrice dell'area, l'archeologa Marina Piranomonte. Ma la (bella) notizia di 24 ore fa è che comunque, con uno sforzo incredibile di mezzi (ancora ieri la soprintendente di Stato all'Archeologia di Roma, Mariarosaria Barbera, ha ricordato i pericolosi tagli governativi che ricadono soprattutto sulla manutenzione), l'offerta archeologica della città si è arricchita di un altro prezioso gioiello, mai finora accessibile al pubblico: una sia pur piccola parte dei sotterranei, appunto, dove da oggi si può scendere ammirando, in un allestimento dotato di ottimi pannelli esplicativi (ma in caratteri troppo piccoli per occhi non «bionic»), bei marmi finora in deposito (anche questi, non solo le volte, restaurati e studiati per l'occasione). Due per ora le gallerie accessibili di questi lunghi camminamenti, fulcro della vita nelle terme da dove schiavi e operai facevano funzionare la grande macchina scenografica e ingegneristica; un fascinoso dedalo di spazi, a volte carrozzabili e di sei metri d'altezza per sei di larghezza, con i depositi di legname, un mulino e quello splendido mitreo aperto al pubblico a ottobre. L'impianto idrico e di riscaldamento, la fitta rete di piccole gallerie che serviva per la posa delle tubazioni in piombo e la gestione dell'adduzione e della distribuzione dell'acqua, meccanismi geniali per ogni necessità di un complesso termale con un numero di frequentatori che poteva arrivare a ottomila persone al giorno, le gallerie più grandi, quelle del riscaldamento, correnti sotto quasi tutto l'edificio, illuminate da lucernai che permettevano anche la circolazione d'aria impedendo che il legname conservato marcisse; grandi dimensioni legate anche alla necessità che vi transitassero i carri carichi di legna trainati da cavalli... Tutto questo, e molto altro, raccontato anche nel libro-guida che esce in questa occasione, scritto dalla stessa Piranomonte ed edito da Electa. Sui marmi esposti: il progetto scientifico è di Gunhild Jenewein (Istituto Storico Austriaco), quello dell'allestimento da Fabio Fornasari e riguarda la musealiz7azione di circa 45 reperti divisi in sette «isole» espositive. Trabeazioni architettoniche e capitelli, per lo più, tra cui quelli monumentali provenienti dal frigidarium raffiguranti Ercole, Venere e Marte, montati su false colonne per restituire parzialmente quella visione dal basso per la quale erano nati, suggerendo tutta la grandiosità di Terme un tempo decorate e colorate da marmi, sculture, mosaici, stucchi (Info: tel. 06.3996770)