Navi romane, a gennaio riparte lo scavo
SABATO, 01 DICEMBRE 2012, IL TIRRENO
SABATO, 01 DICEMBRE 2012, IL TIRRENO
Conclusa la gara d’appalto per un valore di un milione e mezzo di euro, i lavori sono fermi da due anni e mezzo
Carlo Venturini
PISA
Chiusa la procedura per l’assegnazione degli
scavi delle navi romane (o, come più correttamente si dice, navi antiche
di Pisa). A gennaio si torna a scavare per dare nuova linfa ai reperti
archeologici che andranno al Museo delle navi romane. A febbraio, altra
novità, l’area degli scavi nei pressi della stazione di Pisa-San
Rossore, tornerà ad essere vistabile dai turisti e dagli appassionati di
archeologia. Il cantiere delle navi era fermo da ben due anni e mezzo.
La notizia della chiusura della gara per 1,5 milioni di euro la fornisce
il direttore del cantiere Andrea Camilli che precisa: «Tra una
settimana circa sapremo il nome della ditta che si è aggiudicato questo
decisivo ed ultimo appalto che è fondamentale per andare ad alimentare
il nascituro museo». Dal momento dell’inizio di questa ultima tranche di
lavori, ci vorranno due anni per mettere la parola fine all’attività di
scavo. La ditta che si è aggiudicata i lavori dovrà mettere in
sicurezza il “cratere” dove si sta scavando, dovrà riaprire un percorso
di visita per i visitatori e, cosa ben più importante, dovrà procedere
al restauro delle navi e delle barche mancanti, oltreché recuperare
altri ed eventuali piccoli reperti archeologici. «In particolar modo –
spiega Camilli – dovranno essere recuperate le imbarcazioni A, I e D».
La barca “A” è stato il primo relitto rinvenuto nello scavo: proprio per questo, metà di esso risulta ancora da indagare, perché collocato fuori dalle originarie delimitazioni dall'area del cantiere. La nave è di medie dimensioni, ma ha dato tante soddisfazioni per i reperti restituiti molti dei quali integri, tutti sicuramente pertinenti all'imbarcazione, che permettono una datazione al II secolo dopo Cristo.
La barca “I” invece è lunga circa 12 metri e larga due metri e mezzo ed era generalmente usata per lo sfruttamento di risorse locali come la sabbia ed il trasporto di pesce. L’imbarcazione “D” invece è un grosso barcone lungo 14 metri. Si tratta di una grande imbarcazione lunga 14 metri e larga 6 ed è il più tardo dei relitti scoperti. Le caratteristiche strutturali dello scafo indicano una funzione collegata al trasporto fluviale di elementi voluminosi e pesanti, come potevano essere legname o pietre. La posizione stratigrafica dell'imbarcazione conferma, per questa imbarcazione, una datazione collocabile tra la fine del VI ed il VII secolo d.C.
Il cantiere era fermo da diversi anni e le piogge di questi giorni potevano far pensare al peggio.
Già una volta il cantiere si allagò per problemi alle pompe. «Siamo stati fortunati, il cantiere ha retto, non si è allagato», dice Camilli che con il “suo” cantiere ha praticamente un rapporto filiale. Più volte non si è sottratto dal lanciare dure critiche al fatto che gli archeologi erano costretti a lavorare con mezzi e risorse di fortuna. «La spending review – spiega il direttore - questa volta non ci ha toccati ed i soldi per completare lo scavo finalmente ci sono».
Dalla gara di appalto rimane escluso il completamento dei lavori per la nave Alkedo (lunga 14 metri) e la piroga. «Per queste due imbarcazioni sarà necessario fare una nuova gara di appalto», conclude Camilli. Calendario alla mano, il Museo delle navi romane dovrebbe prendere definitivamente il largo nel 2014 (come previsto), grazie ai lavori che sono ripresi allo scavo.
La barca “A” è stato il primo relitto rinvenuto nello scavo: proprio per questo, metà di esso risulta ancora da indagare, perché collocato fuori dalle originarie delimitazioni dall'area del cantiere. La nave è di medie dimensioni, ma ha dato tante soddisfazioni per i reperti restituiti molti dei quali integri, tutti sicuramente pertinenti all'imbarcazione, che permettono una datazione al II secolo dopo Cristo.
La barca “I” invece è lunga circa 12 metri e larga due metri e mezzo ed era generalmente usata per lo sfruttamento di risorse locali come la sabbia ed il trasporto di pesce. L’imbarcazione “D” invece è un grosso barcone lungo 14 metri. Si tratta di una grande imbarcazione lunga 14 metri e larga 6 ed è il più tardo dei relitti scoperti. Le caratteristiche strutturali dello scafo indicano una funzione collegata al trasporto fluviale di elementi voluminosi e pesanti, come potevano essere legname o pietre. La posizione stratigrafica dell'imbarcazione conferma, per questa imbarcazione, una datazione collocabile tra la fine del VI ed il VII secolo d.C.
Il cantiere era fermo da diversi anni e le piogge di questi giorni potevano far pensare al peggio.
Già una volta il cantiere si allagò per problemi alle pompe. «Siamo stati fortunati, il cantiere ha retto, non si è allagato», dice Camilli che con il “suo” cantiere ha praticamente un rapporto filiale. Più volte non si è sottratto dal lanciare dure critiche al fatto che gli archeologi erano costretti a lavorare con mezzi e risorse di fortuna. «La spending review – spiega il direttore - questa volta non ci ha toccati ed i soldi per completare lo scavo finalmente ci sono».
Dalla gara di appalto rimane escluso il completamento dei lavori per la nave Alkedo (lunga 14 metri) e la piroga. «Per queste due imbarcazioni sarà necessario fare una nuova gara di appalto», conclude Camilli. Calendario alla mano, il Museo delle navi romane dovrebbe prendere definitivamente il largo nel 2014 (come previsto), grazie ai lavori che sono ripresi allo scavo.