Sotto i mosaici la vita segreta dell’antica Claterna
La Repubblica - Bologna 27/6/2012
Appartiene con ogni probabilità ad un fabbro, vissuto nel I secolo avanti Cristo, la «domus» emersa nell’ultima campagna di scavi a Claterna, la città romana che sorgeva lungo la via Emilia nei pressi di Ozzano, alle porte di Bologna. Il reperto più prezioso individuato nella casa è un grande pavimento a mosaico, oggi finalmente visibile per intero (oltre tre metri per lato), realizzato nella tecnica del cocciopesto, con una decorazione di tessere bianche e nere che formano un reticolato decorato con motivi a rombo e a rosetta.
Ma gli archeologi che hanno eseguito il lavoro, con il coordinamento di Claudio Negrelli dell’Associazione Civitas Claterna, leggono nella terra tracce invisibili ad occhi inesperti. «Ci sono segni inequivocabili che testimoniano come qui si svolgesse un’attività di fabbriceria — spiega Negrelli — Si vede dalla terracotta che si sbriciola, e ci sono zone bruciate, zone dove si è battuto. Per noi è già la “Casa del Fabbro”». Ma la scoperta permette un’altra lettura dell’antica città, come spiega il soprintendente Filippo Maria Gambari. «Il ritrovamento di oggi chiarisce l’andamento stratigrafico del sito che dimostra la longevità del centro abitato. L’anno scorso siamo partiti dai resti di una dimora risalente al VI secolo d. C. e oggi scopriamo che venne costruita sulle basi di un insediamento risalente all’epoca repubblicana. È un fatto curioso che la città sopravvisse fino al VI secolo, quando invece entrarono in crisi tutti i centri lungo la via Emilia. Evidentemente si trattava di uno snodo commerciale importante che teneva aperti raccordi anche verso l’Appennino. La crisi comunque, alla fine, arrivò anche per Claterna, che infatti non avrà una continuità medievale». Alla campagna di scavo, condotta da Maurizio Molinari e Alessandra Tedeschi per l’Associazione Civitas Claterna, e realizzata grazie al sostegno economico di privati (Crif, Ima, Cuticonsai), hanno partecipato studenti delle Università di Bologna, Ferrara, Venezia. E proprio l’attività didattica e sperimentale potrà costituire la futura anima del sito archeologico. «La crisi economica e i progetti di ricostruzione post-terremoto sottrarranno inevitabilmente fondi che erano destinati a progetti di riqualificazione dell’area — spiega ancora Gambari — Per questo abbiamo elaborato un nuovo indirizzo di valorizzazione del sito, nell’idea di creare un centro di sperimentazione sui materiali che coinvolgerà università e privati. In questo modo si verrebbe a creare un’area di qualificazione anche per il distretto produttivo circostante che partecipa alla vita di scavo». I materiali sono in fase di restauro e in futuro potrebbero essere presentati in una mostra.