Riapre la "Villa delle meraviglie" Di età tardo romana, risalente al III-IV secolo d.C., è la più imponente del Mediterraneo
SALVATORE MAROTTA
RINASCITA – 12 luglio 2012
SALVATORE MAROTTA
RINASCITA – 12 luglio 2012
Il
giorno a lungo atteso è finalmente arrivato: il 4 luglio scorso è stata
inaugurata e riaperta definitivamente al pubblico, dopo sei anni di
lavori di restauro, Villa romana del Casale di Piazza Armerina, in
provincia di Enna, famosa in tutto il mondo per i suoi splendidi mosaici
e per essere stata inserita nel 1997 tra i siti UNESCO Patrimonio
dell'Umanità. All'inaugurazione, svoltasi "in notturna" grazie al nuovo
sistema d'illuminazione, hanno preso parte varie autorità guidate dal
commissario Vittorio Sgarbi e dall'architetto Guido Meli, direttore del
Parco archeologico ed autore del progetto di restauro, messo in opera da
50 restauratori di tutta Europa. Nessun ministro del governo Monti ha
avuto la decenza di presenziare all'avvenimento, neanche il responsabile
del Turismo. E non ci venga a raccontare "minchiate", signor ministro
Gnudi, sul mancato invito. Per un evento di così grande rilevanza il
ministro viene, punto e basta. Ma non vogliamo polemizzare più di tanto
con dei "tecnici" che non capiscono la straordinaria potenzialità di
questo sito, unico al mondo, in termini di ricaduta turistica, economica
ed occupazionale, per e quindi per l'intera Nazione, di età tardo
romana, risalente al III-IV secolo d. C., è la più imponente del
Mediterraneo. I suoi "numeri" parlano chiaro: un'area di circa (ma nuovi
ritrovamenti archeologici imporranno presto di riconsiderare l'intero
sito), 120 milioni di tessere musive che coprono circa quadri di
pavimentazione; e poi dipinti murali, sculture, fontane, colonne. Questo
inestimabile patrimonio archeologico, negli ultimi decenni era
fortemente compromesso da tutta una serie di fattori, per cui si rendeva
necessario e urgente un intervento di recupero e conservazione
dell'intera struttura. Va dato atto a Fabio Granata, all'epoca assessore
regionale ai Beni culturali, di aver avviato l'iter per il restauro
della Villa. Sono stati spesi 18 milioni di euro reperiti attraverso i
fondi del Por Sicilia 2000/2006, ma almeno altri 5 milioni saranno
necessari per recuperare al meglio le Terme, il Triclinio, il giardino
antistante , ed altri servizi come l'area attrezzata di sosta e i
cartelli del "percorso museografico". Rimasta sepolta per secoli, romana
cominciò a rivedere la luce nell'Ottocento e in successive campagne di
scavo negli anni Venti e Trenta, fino agli anni Cinquanta con
l'archeologo marchigiano Gino Vinicio Gentili, che guidò la più completa
operazione di rinvenimento del sito archeologico. Negli anni Sessanta i
preziosi mosaici furono coperti con una struttura in ferro, plastica e
vetro, ad opera dell'architetto Franco Minissi. Il nuovo progetto di
recupero e conservazione ha previsto una nuova copertura in legno e rame
scurito con tetto ventilato per garantire un clima ideale ed evitare il
terribile "effetto serra" che tanti danni ha arrecato nel tempo ai
mosaici. Sono state ridefinite le "gerarchie spaziali" della Villa
recuperando l'antica volumetria in base al criterio della proporzione
metrica applicata alle colonne sopravvissute. Inoltre, è stata creata
una barriera contro l'umidità e le infestazioni biologiche attraverso
l'isolamento dei muri esterni con un sistema drenante e traspirante.
Eccezionale il lavoro di restauro conservativo effettuato sulle
decorazioni pavimentali e parietali, usando le tecniche più innovative.
"In un primo tempo sono stati rimossi strati di limo di decenni, muffe,
alghe, batteri, funghi e sali; ripulite le tessere, danneggiate da
materiali aggressivi di precedenti restauri (cere, incrostazioni,
resine); distaccate piccole porzioni di mosaico per intervenire sui
ferri, ormai arrugginiti, dei massetti di cemento; ripianati i
"vulcanelli" e infiltrati nel terreno prodotti risananti; l'idrossido di
bario iniettato con aghi inseriti tra le tessere, attraverso centinaia
di flaconi di flebo, ha permesso la bonifica da alcuni sali e, al
substrato, di recuperare la propria solidità. Si è passati poi al
restauro vero e proprio, con l'uso di tessere in malta incisa per i
decori geometrici e base incolore neutra per il figurato, che ha
permesso di recuperare la lettura di gran parte dei mosaici originari.
Alla Villa è stata usata, per la prima volta, una preziosa tecnica
ricostruttiva delle lacune, realizzata in alcune parti del figurato di
piccole dimensioni, con l'uso di malta incisa a scomposizione cromatica,
secondo i colori dominati dal contorno, mutuando tale tecnica dalla
reintegrazione pittorica dei dipinti e degli affreschi. Il trattamento
finale è previsto con ossalato di ammonio, per consolidare e proteggere
le superfici, oltre che rinvigorire l'originario cromatismo delle
tessere lapidee".