Edifici di epoca romana all’ex Nirvana
mercoledì, 5 ottobre 2011 corriere adriatico
Il professor Lepore: “Reperti eccezionali”. Anche il sindaco all’ispezione: “Mi sono emozionato”
Senigallia Due edifici di epoca romana sepolti sotto la vecchia palestra Nirvana. Forse abitazioni. Una scoperta ritenuta di eccezionale rilevanza perché va a ridisegnare il confine dell’agglomerato urbano finora conosciuto. Ieri mattina il sopralluogo nel cantiere di via Baroccio da parte degli esperti per valutare la portata del ritrovamento. I lavori restano fermi. Gli unici all’opera, armati di scalpellino, sono gli archeologi ed i ricercatori che stanno scavando intorno alle pareti che stanno riemergendo dalla terra. “Si tratta di reperti davvero eccezionali – spiega il professore Giuseppe Lepore del Dipartimento di archeologia dell’Università di Bologna – che vanno a ridisegnare i confini dell’antica città romana finora conosciuta. Una scoperta che ci ha sorpreso perché non credevamo potesse nascondersi qualche traccia anche in via Baroccio. Si rimette un po’ in discussione quanto finora era in nostra conoscenza”.
La scoperta
Il ritrovamento è stato effettuato ad alcuni metri sotto il livello del mare. Ad una profondità tale che, solo grazie alle pompe aspiranti in funzione ventiquattro ore su ventiquattro, è possibile scongiurare l’allagamento di quello che da ieri è diventato un sito archeologico a tutti gli effetti. Solo provvisoriamente perché in tempi rapidi l’impresa dovrà essere messa nelle condizioni di riprendere i lavori. “Voglio ringraziare l’imprenditore Umberto Marcantoni, titolare della Sema Costruzioni che sta operando per realizzare l’opera, – interviene il sindaco Mangialardi – perché avrebbe potuto far finta di niente e ricoprire tutto con una gettata di cemento. Nessuno si sarebbe accorto e invece ha dato alla città la possibilità di conoscere un altro pezzo della sua incredibile storia”.
Indagini sul sottosuolo
Il Comune aveva imposto le indagini georadar sul sottosuolo che non avevano dato riscontri. I reperti si trovano infatti ad una profondità che sarebbe rimasta inesplorata. Solo scavando gli operai si sono trovati di fronte qualcosa di strano, poi risultati due edifici.
Scavi in corso
“Sarebbero bastati due colpi di benna per ridurre in frantumi quei reperti – aggiunge il professore Lepore – ringrazio anch’io la sensibilità dell’imprenditore. Quello che apparentemente può sembrare un disagio, per via della momentanea sospensione dei lavori, in realtà è una risorsa per la città. Adesso stiamo lavorando per riportare completamente alla luce le due strutture e non è escluso che possa emergere anche dell’altro”. Qualche giorno per indagare ancora nella speranza che le sorprese non siano finite. “Troveremo senz’altro il modo di valorizzare tutto attraverso una sorta di musealizzazione – aggiunge il sindaco – in accordo con la proprietà, come già avvenuto per via Cavallotti. E’ stato emozionante assistere a questi ritrovamenti che hanno stupito tutti. Non credevamo proprio di trovare qualcosa anche qui, a pochi metri dal confine dell’antico torrente Penna che passava dove ora c’è l’incrocio”.
Il pellegrinaggio
La notizia è trapelata nel weekend. In città non si parlava d’altro ma con cautela. Nessuna conferma, solo tante indiscrezioni, e per molti una delle tante leggende metropolitane. Domenica è arrivata la conferma dal sindaco. Anche lui in un primo momento titubante, ha poi avuto riscontro positivo. L’eco degli ultimi giorni alla notizia ha portato ad un vero e proprio pellegrinaggio di gente curiosa che si è affacciata dal cantiere. Molti anche dalle finestre e dai balconi delle case adiacenti che sul ritrovamento hanno una visione privilegiata. Le fotografie sono iniziate a circolare anche su facebook dove tutti commentano il fascino di quel pezzo di storia rimasto sepolto dalla polvere per così tanto tempo. Comprensibile lo stupore accompagnato dall’emozione nel poter vedere da vicino, sporgendosi magari dalla recinzione, quei reperti ancora accessibili solo agli addetti ai lavori.