Povero Messalla, la sua villa sarà prigioniera del cemento
FRANCESCO ERBANI
FRANCESCO ERBANI
L'antico tesoro di 2000 anni fa rischia di essere oscurato da un blocco immobiliare di 55.000 metri cubi. La Soprintendenza ai beni archeologici può ottenere soltanto uno spostamento di pochi metri. Dal Comune non vogliono sentire ragioni. E il comitato Ciampino Bene Comune insorge
L'archeologia è ormai schiava dell'edilizia
"Si scoprono reperti di notevole interesse solo mentre si costruisce un palazzo, o si scava una strada o un parcheggio", racconta l' archeologo Filippo Coarelli, uno dei massimi studiosi di topografia antica e grande conoscitore di Roma e dall'area intorno alla capitale. "Si conducono solo operazioni di puro salvataggio, stiamo scivolando verso il peggio"
Niente soldi, solo salvataggi gli archeologi si sentono impotenti
Niente soldi, solo salvataggi gli archeologi si sentono impotenti
"Ormai si scoprono reperti di notevole interesse solo mentre si costruisce un palazzo, o si scava una strada o un parcheggio", racconta Filippo Coarelli, studioso di topografia antica. "Non ci sono più soldi: paradossalmente questa attività è subordinata all'edilizia"
ROMA - "L'area a Sud Est di Roma è la più importante dal punto di vista archeologico di tutto il suburbio". Filippo Coarelli ha scavato in Italia e all'estero, è uno dei massimi studiosi di topografia antica e conosce come pochi Roma e l'area intorno a Roma. L'ultimo suo lavoro è dedicato al Palatino, s'intitola Palatium (Quasar). Non ha visto la villa di Ciampino scoperta la scorsa estate, ma il contesto gli è chiaro. Ha anche firmato un appello per la salvaguardia del terreno in cui è stata scoperta la residenza di Valerio Messalla Corvino.
"In questa zona transitavano le grandi strade che conducevano fuori dell'Urbe - l'Appia, la Labicana, la Tuscolana, la Latina, l'Ardeatina", spiega Coarelli. "Qui erano i grandi acquedotti e qui le grandi ville, quella di Massenzio, dei Quintili, dei Centroni, oltre a importanti necropoli. Buona parte delle ville finirono nelle mani di imperatori, che ne fecero la loro residenza. Bisogna tener conto che lungo quest'asse c'era il collegamento fra Roma e i Colli Albani".
Quest'area è stata intensamente studiata.
"Molti di questi edifici sono stati sempre in vista. La villa dei Quintili, per esempio o quella dei Sette Bassi. Sono oggetto di stupefatta ammirazione da parte dei viaggiatori sette-ottocenteschi. Le campagne di scavo sono state varie, nell'Ottocento, nel secolo scorso e anche negli anni più recenti".
Ma gli scavi ora proseguono?
"Attualmente l'unica archeologia praticata è quella cosiddetta preventiva: si fanno indagini e magari si scoprono reperti di grande interesse, come quello di Ciampino, solo perché si costruisce un palazzo, una strada, un parcheggio. Lo Stato non destina un soldo e le soprintendenze non hanno di che pagare la benzina per i sopralluoghi. Qualcosa fanno, ma pochissimo. Qualcos'altro lo fanno alcune università, anche straniere. Ma sempre meno".
Quindi l'archeologia è un'attività subordinata all'edilizia?
"È paradossale. Ma è proprio così. L'urbanizzazione produce scoperte. Sarebbe utile fare scavi coordinati fra loro, pianificati sulla base delle conoscenze che abbiamo di una certa zona".
E invece?
"E invece si conducono operazioni di puro salvataggio. Stiamo scivolando verso il peggio".