Ecco come si abbatte una villa romana. Terzigno, rinvenuta nel '92: è stata spianata da ignoti
Vincenzo Esposito
19 marzo 2013
Vincenzo Esposito
19 marzo 2013
NAPOLI - Una villa romana alle falde del Vesuvio. Per la precisione a Terzigno dove, scavando nella cava Ranieri, sono affiorate quattro domus a circa venti metri di profondità. L’ultimo ritrovamento risale al 1992. Testimonianze archeologiche di notevole valore storico e artistico. Molto probabilmente si trattava di fattorie. «La loro funzione - si legge in un passaggio dell’Enciclopedia dell’arte antica supplemento II Treccani (1997) - era lo sfruttamento intensivo del fertilissimo ager Pompeianus, di cui il sito di Terzigno costituiva il limite». Aziende agricole dove si produceva il Vesvinum vinum, marchio che si legge su molte anfore pompeiane, e destinato alla sete della capitale, Roma. Le Domus erano state catalogate come «Villa 1», «Villa 2», «Villa 3». Sempre dalla Treccani di loro si può leggere: «Sono stati messi in luce una grande aia e un portico a pilastri con adiacente torcularium fornito di torchio a leva (...), vasca rettangolare per la raccolta del mosto e sistema di travaso di liquidi. A Nord Est dell'aia era l'ingresso al di fuori del quale sono stati rinvenuti gli scheletri di sette fuggiaschi (...). A Nord Ovest è stato individuato il quartiere residenziale con belle pitture; nel portico era un pavimento in cocciopesto con motivi a tessere bianche e nere (rosette), inquadrato da fasce di mosaico (meandro e losanghe); dalla copertura provengono tegole con bolli oschi».
Ecco, tutto questo non c’è più. La domus romana è stata rasa al suolo con un colpo di mano. Da chi? non si sa. L’unica cosa che è possibile vedere sono i frammenti di muro, reticolati, pavimenti, mosaici che si trovano sul terreno di cava Ranieri. Chi vuole un souvenir di duemila anni fa, un pezzo di un antico muro romano, può andare a Terzigno e prenderlo. Sono macerie. Come è possibile che sia successo tutto questo? La storia è lunga e breve allo stesso tempo. Nel 2006 la Soprintendenza archeologica di Pompei rende noto l’esito di un bando di gara per lo scavo di «Villa 6» a Terzigno: 317.500 euro. Diciannove ditte offerenti. Una aggiudicataria: la «Caccavo srl». La stessa ditta finita nei guai per il «restauro» del teatro grande di Pompei. Di ciò che è stato fatto si sono poi perse le tracce. Della villa romana di Terzigno si torna a parlare nell’ottobre del 2012 quando il ministero per i Beni culturali risponde a una interrogazione parlamentare del deputato Francesco Barbato (Idv). «La cava - è scritto tra l’altro - è sottoposta a vincolo archeologico dal 1985. La cosiddetta Villa 6 che ha restituito un interessante complesso di pitture e pavimenti è stata parzialmente reinterrata nel 2011 per problemi di salvaguardia. (...) Gli apparati decorativi della villa 6 sono stati esposti in numerosissime sedi museali, e il calco di una sezione stratigrafica della villa è in mostra permanente a New York». «È indecente - spiega invece Antonio Irlando, presidente Osservatorio patrimonio culturale - quanto è accaduto a Terzigno. Una villa romana smaciullata, altre abbandonate alla distruzione e il ministro Ornaghi spiega che quel barbaro riseppellimento serve a proteggere e valorizzare? Piuttosto vorremmo sapere dal ministro quale azione di vigilanza è stata compiuta sulle modalità del riseppellimento della villa romana da parte di chi doveva occuparsi della tutela di un bene pubblico di grande valore archeologico?».
Per completezza di informazione bisogna ricordare che nel 2001 a Cava Ranieri furono portate centinaia di ecoballe mai più spostate. E di seguito venne anche indicata come una delle possibili cave dove sversare i rifiuti. Progetto poi abbandonato per le rivolte dei cittadini. Gennaro Barbato, del comitato civico vesuviano, mostrando un'immagine della villa com'era con davanti l’area spianata da ignoti, spiega: «Quello che abbiamo visto è una vergogna che provoca tanta rabbia e amarezza, perché in poco tempo con le ruspe hanno distrutto muri, pavimenti, mosaici e intonaci di rosso pompeiano». Scandalo, rabbia, indignazione, vergogna? Macchè, tutti tacciono. Chissà, forse quella villa è stata abbattuta perché era abusiva e rovinava i luoghi e la vista sul Vesuvio.