lunedì 20 ottobre 2008

I dipinti della tomba François, capolavoro negato

I dipinti della tomba François, capolavoro negato
MARIO TORELLI
SABATO, 18 OTTOBRE 2008 LA REPUBBLICA - Roma

Gli straordinari affreschi di Vulci sono di proprietà dei Torlonia

A vuoto l´offerta di acquistarli da parte di Regione e Beni culturali

Da lunedì al Palaexpo la ricostruzione virtuale del ritrovamento

Nel caldo insopportabile del luglio 1857, quel caldo malsano che solo le terre allora malariche della Maremma potevano a quei tempi riservare ai rari ed incauti visitatori, Alessandro François, già commissario di guerra del Granduca di Toscana e fortunato scavatore di sepolcri etruschi in quel di Chiusi, malgrado i magrissimi risultati ottenuti fino a quel momento, sta in maniera ostinata conducendo scavi nella necropoli della città morta di Vulci, una delle grandi capitali d´Etruria, situata nelle pendici della collina che domina un ponte romano in rovina e perciò detta di Ponte Rotto. François, scavatore di tante tombe etrusche, non si può ingannare. Alla fine, seguendo un filare di querce secolari - purtroppo abbattute pochi anni or sono per lavori di restauro - individua i limiti di un dromos, il corridoio che dalla superficie conduce alla camera ipogea, li segue, ma non sa che la tomba si trova ad una profondità inaudita, senza confronti in tutte le necropoli d´Etruria, ben 27 metri: dopo quindici giorni di scavo, toccato il fondo del dromos e constatato che i blocchi posti a chiusura della porta sono intatti, capisce di essere vicino ad una fortuna raramente riservata agli archeologi, quella di entrare in una tomba intatta. Alla luce incerta di una candela lo scavatore, pieno di emozione e di meraviglia, può constatare che non solo le suppellettili, ori, bronzi, ceramiche, sono tutte in posto, ma che addirittura le pareti della grande tomba sono interamente coperte di affreschi. Alessandro François così scopre l´unica tomba dipinta delle necropoli di Vulci.
La grande fortuna, che fino a quel momento lo ha accompagnato, non assiste oltre il François: subito dopo la scoperta, il 10 agosto, perde la moglie, poche settimane più tardi, il 9 di ottobre, l´archeologo muore all´improvviso a Firenze. Ma a lui è riservato l´eccezionale onore di contraddistinguere con il proprio nome non soltanto la grande sua scoperta chiusina, il cratere François oggi a Firenze, ma anche la tomba dipinta vulcente, una delle esperienze più significative della pittura etrusca di IV secolo a. C. e al tempo stesso un documento eccezionale per la storia arcaica di Etruria e di Roma. Sulle pareti lunghe del salone centrale del sepolcro sono dipinti, a mo´ di pendant dagli scoperti fini ideologici, da un lato il racconto omerico del sacrificio dei prigionieri troiani da parte di Achille sulla pira di Patroclo e dall´altro un complesso episodio della saga dei fratelli Vibenna di Vulci e del futuro re di Roma Servio Tullio, nel quale figura l´uccisione di un membro della dinastia romana dei re Tarquinii, tal «Cneo Tarquinio romano», come lo definisce l´iscrizione Le pareti della sala che incrocia a T la precedente contengono invece, sempre in forma di pendant, le figure del fondatore della tomba e della moglie contrapposte a quelle di due antenati mitici e una serie di esempi di trasgressioni gravissime e di atroci punizioni negli Inferi, tratti dal mito greco. Insomma, un grandioso affresco di mentalità e di concezioni cicliche della storia quale non se ne conosce altrove.
Ma la sorte non è stata benigna con questo capolavoro. I materiali di corredo sono andati dispersi tra vari musei europei, le pitture, acquistate dai Principi Torlonia e sottoposte a distacco, sono state trasportate al Museo Torlonia alla Lungara. Ma una incredibile speculazione immobiliare di alcuni decenni fa ha trasformato l´edificio museale in miniappartamenti, cancellando per sempre questo immenso museo, i cui materiali sono finiti in casse. Le povere pitture vulcenti sono state invece depositate a Villa Albani, altra proprietà Torlonia contenente la straordinaria raccolta settecentesca archeologica del cardinal Albani, ordinata addirittura da Johan Joachim Winckelmann, con la quale gli affreschi configgono, e non poco, sul piano del gusto. La Villa è purtroppo inaccessibile ai comuni mortali, con il risultato che il cittadino normale non ha mai potuto godere della vista degli straordinari affreschi di Vulci.
Per mettere fine all´odissea di questo capolavoro, il Comune di Montalto di Castro, nel quale ricade parte del territorio di Vulci, e la Regione Lazio hanno deciso di procedere all´acquisto della tomba dalla famiglia Torlonia e hanno messo a disposizione tre milioni di euro ciascuno, cui il Ministero per i Beni Culturali ne ha aggiunto un altro per giungere alla somma di sette milioni di euro corrispondente alla stima del valore della tomba formulata da una Commissione di esperti cui ho avuto l´onore di partecipare. I soldi sono pronti, ma gli eredi Torlonia, pur avendo a quanto sembra trovato la somma proposta congrua, hanno ieri di nuovo risposto con un "no" all´offerta e hanno di fatto negato anche il prestito della tomba alla grande mostra etrusca che si inaugurerà lunedì al Palazzo delle Esposizioni. Il 31 dicembre le somme messe a disposizione andranno in economia. Inutile dire che passeranno altri centocinquant´anni prima che si ripresenti un´occasione del genere. E´ bene che i Romani lo sappiano.