mercoledì 19 ottobre 2011

Torna alla luce il "tesoro" di Porto

Torna alla luce il "tesoro" di Porto
MARTA ALOISI
IL GIORNALE DI OSTIA – 22 settembre 2011
Gli scavi realizzati dagli archeologi dell'Università di Southampton e della British School at Rome con il supporto della Cooperativa Parsifal di Roma

Una delle più importanti scoperte degli ultimi anni. Così gli archeologi dell'Università di Southampton e della British School at Rome che lavorano con il supporto della Cooperativa Parsifal di Roma a Porto-Fiumicino, nei pressi dell'aereoporto Leonardo da Vinci, sotto la direzione del Prof. Simon Keay dell'Università di Southampton, hanno definito ieri mattina nel corso della conferenza di presentazione la scoperta di un imponente edificio a pochi metri dal porto di Traiano. Una struttura che non esitano ad indicare come uno degli elementi centrali nella costruzione e manutenzione delle navi, in quello che fu il porto marittimo della Roma imperiale. Una scoperta realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma diretta dalla Dott.ssa Annamaria Moretti e rappresentata sul territorio di Ostia e Fiumicino dal Dott. Angelo Pellegrino che di fatto getta una nuova luce sul ruolo rivestito da Porto nell'epoca imperiale. "Fino ad ora — ha spiegato il prof. Simon Keay — ritenevamo che questa fosse semplicemente un'area di transito delle navi e dove il ruolo di maggiore rilievo fosse quello dei magazzini. Le scoperte fatte durante queste ultimi scavi hanno invece dato una nuova valenza a tutta l'area. L'edificio con le navate voltate e l'ampia facciata dominava completamente questa parte del bacino esagonale. L'idea è che Porto sia stato il cantiere navale della Roma imperiale per la maggior parte del II secolo d.C." Nonostante però la convinzione che quest'area fosse qualcosa di più che un semplice magazzino attualmente non sono state ancora trovate tracce di rampe per la discesa delle navi nel bacino di Traiano che potrebbero giacere sotto il terrapieno dell'inizio del XX secolo, che corre attorno al bacino esagonale. A fare chiarezza sulla reale funzione di questo imponente edificio, si ipotizza che potesse inoltre anche essere usato per ospitare grandi quantità di legname, teli e altri materiali che potevano raggiungere l'edificio dl porto di Traiano attraverso l'ingresso settentrionale, saranno gli scavi che sono attualmente in corso e che dovranno inoltre fare luce sul cambio di destinazione, che attualmente coinvolge la navata tornata alla luce, emerso nel corso della campagna. La struttura ha visto infatti prima la costruzione di una serie di stanze, allineate est-ovest databili tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C., poi la successiva conversione in granai nel V secolo d.C. ed infine la demolizione sistematica come misura difensiva durante le guerre tra Bizantini e Ostrogoti nel corso della prima metà del VI secolo d.C. Le attività ipotizzabili per l'edificio navale di Porto sono deducibili da iscrizioni su pietra sianello stesso sito che nel vicino porto di Ostia, riferibili al collegium dei fabri *** navales portensium e ai fabri navales ostensium, associazione o corporazione composta da ricchi schiavi liberati (liberti). L'imponente edificio di Porto inoltre è meglio inquadrabile se posto in relazione con il vicino Palazzo Imperiale, oggetto anch'esso dei recenti scavi archeologici dell'équipe diretta dal Prof. Keay, il quale crede che si tratti di un edificio chiave in cui era presente un funzionario imperiale incaricato di coordinare il movimento delle navi e dei carichi all'interno del porto. "Stiamo portando alla luce — ha spiegato il direttore degli scavi di Ostia Antica, Angelo Pellegrino - piccole sezioni per volta. Un lavoro di scavo e consolidamento, sarebbe infatti controproducente esporre grandi aree che poi sarebbe difficile gestire. Lavorando a sezioni — conclude - possiamo dedicarci al consolidamento di volta in volta".

LA STRUTTURA ' L'edificio scoperto è di forma rettangolare e si estendeva da ovest a est per almeno 145 metri lungo il lato settentrionale del bacino esagonale di Traiano, nel cuore del porto romano. La sua prima fase edilizia risale al periodo traianeo (probabilmente 110-117 d.C.) e si compone di una parte principale articolata intorno ad una serie di imponenti pilastri in opera laterizia, che definivano 8 navate parallele, di circa 60 m di lunghezza, con andamento nord-sud, aperte sia sul bacino di Claudio che su quello di Traiano. Gli scavi in corso avviati già da alcuni mesi, che devono fare i conti anche con gli interventi effettuati nel corso degli anni dai principi Torlonia, hanno al momento messo in luce un ampio corridoio voltato, che delimitava la parte occidentale del complesso, ed una prima navata larga circa 12 m e lunga 58 m, con piloni rettangolari di circa 2 x 1,50 m. Le maggiori dimensioni degli ultimi due piloni posti all'estremità meridionale dell'edifico (3 x 1,70 m) inducono a pensare che l'entrata principale fosse rivolta a sud e che presentasse un arco imponente. Un'apertura altrettanto grande doveva inoltre garantire l'accesso anche sul lato settentrionale. La monumentalità dell'edificio risulta facilmente immaginabile se si pensa che le volte potevano innalzarsi per 12 m o più, con un impatto visivo simile a quello che oggi possiamo ancora apprezzare di fronte agli ambienti voltati dei Mercati di Traiano a Roma (100-110 d.C.), che presentano una navata simile, larga 9,8 m e alta 12 m. L'edificio non ha un diretto parallelo a Porto e neppure ad Ostia, mentre un confronto si può istituire con l'edificio tradizionalmente identificato con la Porticus Aemilia (190 a.C.), sita nel porto fluviale di Roma, che presenta una lunghezza complessiva di 487 m ed è formata da 50 navate, lunghe 60 m e alte 8,30 m.