mercoledì 18 marzo 2009

Napoli — Ercolano, ritrovata lastra marmorea del primo secolo a.C.

Napoli — Ercolano, ritrovata lastra marmorea del primo secolo a.C.
Corriere del Mezzogiorno - SALERNO - 2009-03-18

Il nuovo rilievo marmoreo con scene dionisiache, venuto alla luce a Ercolano in una villa dell'insula nord-occidentale lo scorso 18 febbraio, è già un caso. Perché la preziosa lastra di stile neoattico e di fattura campana, risalente al primo secolo a. C., presenta tratti iconografici inconsueti, tutti ancora da decifrare. «Per questo abbiamo voluto mostrarlo al più presto — ha spiegato la dottoressa Maria Paola Guidobaldi, direttore degli Scavi di Ercolano, nel corso della presentazione di ieri al Museo Archeologico Nazionale di Napoli — proprio nella speranza che i vari esperti di iconografie sacre greco-romane possano aiutarci a cogliere meglio il senso dell'intera composizione».
Perché se sulla matrice dionisiaca dell'immagine non sembrano esserci dubbi, per le due figure poste agli estremi (una menade danzante a destra e quella di una statua di Dioniso a sinistra, raffigurato alla greca con barba e su un piedistallo mentre porge un kantharus) piuttosto misteriose appaiono le altre tre. «Si tratta — spiega ancora la Guidobaldi — di un'anziana sagoma, probabilmente lo stesso Dioniso, anche se in abiti e fattezze del tutto inconsuete, e di due giovani vestiti in maniera femminile, volti ambigui, androgini, di cui sarebbe interessante accertare la vera sessualità: uomini travestiti per i baccanali o piuttosto donne dai tratti virili?».
L'interrogativo non si ferma qui. Una di queste due figure impugna infatti un attrezzo, probabilmente un martello, anche se stranamente appuntito nella coda di legno, con il quale tocca il vaso di Dioniso.
Un riferimento sessuale? Un contatto di energie allusive ai fondamenti del rito o cos'altro? In attesa di saperne di più, intanto, il pubblico potrà apprezzare il notevole manufatto fino al 13 aprile all'interno della mostra "Ercolano. Tre secoli di scoperte" al Museo Nazionale. Un'opera che dovrebbe poi essere restituita al sito originario dell'Antiquarium. «Questo ritrovamento — ha commentato il sovrintendente Guzzo — è stato reso possibile dal lavoro degli assistenti tecnico-scientifici del laboratorio di restauro Antonio Rinaldi, Giuseppe Farella e Antonio Russo, coordinati e diretti dal restauratore conservatore Giuseppe Zolfo, e sono la prova di una straordinaria vitalità ed efficienza contrapposta alle difficoltà gestionali culminate con due nomine commissariali».
Stefano de Stefano