Rudiae, rivede la luce l'antico anfiteatro romano
Francesco D’Andria*
Corriere del Mezzogiorno - Bari 10/3/2011
* Francesco D’Andria Archeologo, università del Salento
E la città di Lecce potrà festeggiarlo il prossimo 8 maggio
La struttura di piazza sant'Oronzo ha un «fratello» più vecchio su cui gli scavi in corso aggiungono ogni giorno nuove informazioni
Non molti sanno che, a ridosso della periferia di Lecce, ai due lati della «via vecchia Copertino», si trova uno dei più straordinari tesori archeologici del Mediterraneo: muraglie, campi cosparsi di cocci, recinzioni in cui sono riutilizzate comici di pietra e decorazioni di edifici antichi corrispondono al sito della città messapica e romana di Rudiae, nota anche per aver dato i natali al poeta Quinto Ennio, uno dei fondatori della letteratura latina. In questi giorni si va realizzando un sogno inseguito da tempo: quello di iniziare, con scavi sistematici, 1’indagine del sottosuolo di Rudiae e di riportare alla luce i tanti monumenti ancora nascosti. Non che sinora quei terreni non fossero stati oggetto di interesse, anzi, le ricerche risalgono a molti secoli fa, addirittura al tempo del Galateo, agli inizi del Cinquecento. Nel De situ Iapygiae infatti l'umanista salentino descrive già lo stato di abbandono di Rudiae dove il tempo e d'inesorabile agricoltore» distruggono le testimonianze antiche sparse nei campi nei quali si possono osservare «sepulcra innumera fictilibus, vasculis et ossibus piena» (innumerevoli tombe piene di ossa e di piccoli vasi in terracotta). Quella degli scavi fatti dai contadini per depredare le tombe dovette essere un'attività continua e intensa se ancora nell'Ottocento Sigismondo Castromediano dovette intervenire con un veemente articolo sul Cittadino Leccese del 12 ottobre 1868 per denunciare queste attività distruttive. Il duca diede così inizio ad un lungo lavoro di raccolta dei manufatti che venivano alla luce, evitandone la dispersione e creando la base per l'istituzione del Museo Archeologico Provinciale, il primo nella nostra regione. La ceramica attica figurata, le trozzelle, i bronzi e le terrecotte qui conservati, anche se sono oggetti rari e preziosi, provengono tuttavia da recuperi e da scavi irregolari che hanno distrutto l'elemento più prezioso in un documento archeologico: il contesto. Quando un oggetto viene scavato scientificamente, solo allora può restituire la storia delle società che l'hanno prodotto: un vaso rinvenuto in una tomba può darci molte informazioni sul suo proprietario; una statuetta di bronzo trovata davanti ad un altare può raccontarci molto sui culti e sulle divinità venerate in quel luogo; le anfore per il vino trovate nell'area di un porto antico descrivono bene i commerci e gli incontri con genti diverse che lì si intrattenevano. A Rudiae una nuova stagione di scavi si realizzò subito dopo la seconda guerra mondiale: negli anni Cinquanta bisognava dare una risposta politica al problema della mancanza di lavoro; così molti operai disoccupati vennero messi all'opera in molti siti archeologici della Puglia; a Rudiae il fondo Acchiatura divenne uno di questi cantieri di lavoro. Ma furono soltanto sterri che portarono alla luce tante strutture antiche; di queste si riconosce soltanto un bellissimo tratto di strada romana a basoli che punta verso Lecce; degli altri edifici manca ancora un rilievo scientifico che ne permetta l'interpretazione. Speriamo che presto la Direzione regionale possa sbloccare i fondi destinati a questo obiettivo dal ministero dei Beni culturali. Più di recente nuovi scavi sono stati condotti dalla Soprintendenza archeologica quando la lottizzazione Bianco è arrivata a lambire le mura della città antica. Gli scavi furono condotti con metodo scientifico ma sotto l'urgenza di dimostrare la rilevanza archeologica dell'area sottraendola all'attività edilizia che ha devastato l'area a ridosso del Parco archeologico di Rudiae. Oggi, grazie al progetto Prusst, con finanziamenti europei, il Comune di Lecce ha potuto acquisire la zona indicata come anfiteatro ampliando così il patrimonio pubblico contiguo al fondo Acchiatura, già di proprietà del Comune di Lecce. In collaborazione tra Soprintendenza archeologica e Università del Salento sono così iniziati gli scavi scientifici, e i risultati non si sono fatti attendere. L'obiettivo delle ricerche era quello di confermare l'ipotesi che, nella dolina naturale al centro dell'abitato, ci fosse l'anfiteatro della città. In effetti alcuni muri avevano fatto pensare già a Cosimo De Giorgi che si trattasse di un edificio simile ma non c'erano prove decisive anche perché mancava ancora un vero rilievo analitico di tutte le strutture. Oggi, dopo la prima pulitura dell'area dalla vegetazione e dagli interri, possiamo dire che, al centro dell'antica Rudiae, c'era un anfiteatro e che il Comune di Lecce è l'unico in Italia, a parte Roma, ad avere nel suo territorio ben due anfiteatri; quello nel centro cittadino, in piazza Sant'Oronzo, era infatti ben noto da tempo. Ogni giorno gli scavi forniscono nuove informazioni sull'anfiteatro di Rudiae e sulla tecnica di costruzione della cavea dove erano posti i sedili per gli spettatori. Gli anfiteatri romani presentano infatti due principali tipi costruttivi e si distinguono tra quelli a struttura piena (i più antichi, databili tra II e I secolo a.C., in età romano-repubblicana) con i sedili in legno poggiati su un terrapieno, e quelli a struttura vuota, dove i sedili poggiano su costruzioni con volte a botte, costruiti a partire dall'età imperiale. A Lecce abbiamo ora attestati ambedue i tipi a distanza di quattro chilometri uno dall'altro. Un'occasione straordinaria per la storia dell'architettura romana e per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale. A Rudiae evidentemente i Romani, dopo la conquista del Salento alla metà del III secolo a.C., vollero creare il centro più importante e iniziarono a costruire edifici pubblici come l'anfiteatro che caratterizzavano la città. Con l'età di Augusto fu Lecce a prendere il sopravvento e così un nuovo anfiteatro venne costruito alla maniera nuova, in opera reticolata e con i sedili degli spettatori poggiati su un complesso sistema di volte, il tipo a cavea vuota appunto. E l'amicizia dell'imperatore Augusto per i leccesi che l'avevano protetto durante le guerre civili deve aver giocato un ruolo decisivo nell'emergere di Lupiae come principale centro del Salento romano. Ma l'anfiteatro di Rudiae costituisce un esempio importante tra i dieci edifici di età repubblicana attestati in Italia, che si concentrano tra Lazio e Campania; il nostro rappresenta un unicum a sud di Paestum e si distingue anche per le notevoli dimensioni. L'asse maggiore misura infatti circa 100 metri: si colloca al terzo posto dopo quello di Pompei (m. 134) e di Pozzuoli (m. 130); intorno ai 90 metri sono soltanto gli anfiteatri a cavea piena di Cuma e di Telesia. Con i Romani giungono nel Salento, mentre la civiltà messapica va lentamente scomparendo, nuovi modi di organizzare la vita pubblica dove i munera (i giochi dei gladiatori) e le venationes (le cacce con gli animali selvatici provenienti dall'Africa) giocano il ruolo che oggi è svolto dai campionati di calcio. La città di Lecce si trova ora di fronte ad una grande opportunità, quella di valorizzare i suoi due anfiteatri. Mentre quello di Lecce è stato solo in parte messo in luce (sulla cavea insistono le case del centro storico), a Rudiae l'anfiteatro può diventare completamente fruibile, posto com'è in un paesaggio rurale di straordinario fascino, in mezzo agli ulivi. Bisognerà riportare completamente alla luce questo monumento che si presenta come luogo ideale di aggregazione per manifestazioni di musica e di teatro nella campagna alle porte di Lecce. Lo sforzo di eliminare la barriera tra la nostra città e l'area archeologica di Rudiae troverà un nuovo positivo riscontro. Nell'ambito del progetto Prusst stanno per iniziare i lavori per creare, all'ingresso del fondo Acchiatura, il Polo didattico per l'Archeologia. Saranno realizzate aule e laboratori che gli studenti leccesi delle scuole medie potranno utilizzare per attività in cui avere un contatto pratico con l'affascinante mondo dell'archeologia. Come il Museo diffuso di Cavallino costituisce il grande laboratorio universitario per i beni culturali, così Rudiae potrà divenire uno spazio a disposizione dei più giovani. Come lo scorso anno, il prossimo 8 maggio i cittadini leccesi saranno invitati a partecipare alla Giornata di Rudiae. Quest'anno sarà l'occasione per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia tra gli ulivi dell'anfiteatro; un modo anche per ricordare uomini del nostro Risorgimento come Sigismondo Castromediano che avevano riconosciuto nel patrimonio storico e archeologico il solido fondamento dell'Unità nazionale. Con l'avvio del progetto di valorizzazione dell'anfiteatro di Rudiae si realizza il sogno di uomini come Castromediano e come Cosimo De Giorgi; l'impegno collettivo di cittadini e di istituzioni dovrà ora offrire la svolta e il riscatto per un patrimonio tante volte trascurato e distrutto.