sabato 30 maggio 2020

I Salii

I Salii (da salio, “salto”, “danzo”), erano divisi in due gruppi, Palatini e Collini: la loro istituzione  risaliva ai primi anni della monarchia, quando ancora al Palatino non erano stati uniti gli altri colli. I Salii, ai quali Numa affidò secondo la tradizione il culto di Mars Gradivus, venivano scelti tra i patrizi, ed erano dodici quanti gli ancilia, gli scudi a forma di 8 che custodivano, uno dei quali si diceva appartenente al dio Marte e caduto dal cielo per volontà del dio. Gli altri, uguali in ogni dettaglio, erano stati fabbricati per ordine del re Numa dal mitico artefice, poi divinizzato, Mamurius Veturius, con lo scopo di scongiurare il furto dello scudo originale. 
I Salii durante le cerimonie, che si celebravano nel mese di marzo, attraversavano la città in una solenne processione, cantando e danzando e percuotendo gli scudi con una lancia. Le loro ritmate invocazioni, dette axamenta, erano rivolte a Marte, ad Ercole e ad altre divinità. Varrone Reatino (De lingua Latina, VII, 27) e il grammatico Terenzio Scauro, vissuto al tempo dell’imperatore Adriano (117-138 d.C.), ci hanno conservato del Carmen Saliare due preziosi frammenti:

Diuom em pa cante
diuom deo supplicate.

“Cantate lui, il padre degli dèi; supplicate il dio degli dèi”

Quonne tonas, Leucesie,
prai tet tremonti
quot ibei tet dinei
audiisont tonase.

“Quando tuoni, o Leucesio [“dio della luce”] tremano davanti a te tutti gli dèi che ivi [in cielo] ti hanno udito tuonare”.