La nave romana di Marausa, ieri via all'operazione recupero
Giacomo Di Girolamo
Giornale di Sicilia 13/9/2011
Il relitto fu scoperto nel 1999. È aperto «a libro». Probabilmente l'imbarcazione era destinata ai commerci con l'Africa
Gli archeosub impegnati ieri pomeriggio nelle acque vicino a Trapani
TRAPANI. Il primo pezzo di legno dalle dimensioni più significative è stato tratto fuori dal mare ieri alle 17.45 dall'archeosub Francesco Tiboni e dall'operatore tecnico Francesco Scardino della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientale del mare della Regione. «È un "corrente di stiva"», dice, quasi esultando, l'ingegnere Gaetano Lino, della Soprintendenza, direttore dei lavori del cantiere che sta effettuando l'intervento di recupero di una nave «oneraria» romana (destinata ai commerci tra Roma e l'Africa) del terzo secolo dopo Cristo, che giace in mare a circa 150 metri dalla costa di Marausa Lido, ad una decina di chilometri da Trapani, coperto da uno strato di 40 centimetri di argilla e da poseidonia. Del relitto, che è stato avvistato oltre 12 anni fa (11 agosto 1999) dai sub Tony Di Bono e Dario D'Amico, la Soprintendenza si sta occupando da alcuni anni. L'intervento di recupero era fermo, per mancanza di fondi, dal mese di settembre del 2009 quando sono stati portate alla luce alcune centinaia di colli di anfore (recanti delle vere e proprie «punzonature», altre iscrizioni e simboli forse punici e fenici), cocci di vasi ed altro materiale di grande interesse archeologico oggi arricchito da numerosi frammenti di fasciame interno («"serrette" in abete e pino», chiarisce l'ingegnere Lino) che hanno lasciato ancora più visibile lo scavo che è pressoché integro, protetto dai fondali argillosi. «La chiglia è dritta - afferma Francesco Tiboni - e la nave è aperta "a libro". Entro una ventina di giorni trarremo fuori dal mare tutto il fasciame esterno». All'intervento di recupero collabora la ditta specializzata «Legni e segni» di Salerno che effettuerà il trattamento conservativo che, con un procedimento modernissimo, ridarà al legno pressoché il suo aspetto originario. A seguire i lavori uno degli scopritori, Tony Di Bono. «Siamo già in ritardo in ordine ad una concreta ipotesi di musealizzare "in loco" il relitto - ribadisce -: c'è il rischio che venga destinato non a Trapani». Ma il sindaco Mimmo Fazio sostiene che il problema non si pone: «È immediata la disponibilità dei locali dell'ex Lazzaretto, un sito assolutamente idoneo visto che si affaccia sul porto».