domenica 19 febbraio 2023

Sacrificio

Sacrificio 

Le cerimonie osservate in questo atto religioso riguardavano le persone che sacrificavano, gli animali che dovevano essere immolati e i sacrifici stessi; si richiedeva prima che le persone fossero pure e caste, che non avessero contratto nessuna impurità. 

L'abito del sacerdote sacrificatore doveva essere bianco e portava anche corone fatte dell'albero consacrato al dio al quale si stava offrendo il sacrificio. Gli animali destinati al sacrificio venivano chiamati vittime o ostie. Dovevano essere belli e sani e ogni dio ne aveva di preferiti, che si era obbligati ad immolare. Quando si iniziava il sacrificio, un araldo faceva silenzio, si allontanavano i profani e i sacerdoti spalmavano sulla vittima una pasta fatta di farina di frumento e sale, cerimonia chiamata immolatio. Il sacrificatore assaggiava poi il vino, ne dava da assaggiare a quelli presenti e lo versava tra le corna della vittima; poi faceva le libagioni, accendeva il fuoco e quando l'incenso era bruciato, i servitori chiamati Popae, semi-ubriachi, portavano la vittima davanti all'altare; un altro, chiamato Cultrarius, la colpiva con un'ascia e la uccideva subito: si riceveva il sangue in coppe e lo si spandeva sull'altare. Quando la vittima era stata uccisa, la si metteva sul tavolo sacro, l'ancalbris, e lì la si spogliava e dissezionava; talvolta la si bruciava interamente, ma più spesso la si divideva con gli dei. Finito il sacrificio, i sacerdoti si lavavano le mani, recitavano preghiere e facevano nuove libagioni, dopodiché si congedavano con la formula ordinaria: Licet o Ex nplo. 

I Greci, nei loro sacrifici, seguivano più o meno le stesse cerimonie e gli stessi usi dei Romani. 

Abstemium, sacrificio senza libazione di vino, che faceva, alla maniera dei Greci, la regina Sacrificula, in onore di Cerere, Ambarvale, Anniversarium o annuum, sacrificio che si faceva ogni anno in un momento preciso. 

Canarium, sacrificio di una cagna rossa, durante il periodo canicolare, per il bene della terra. 

Commune, offerto a tutti gli dei in generale. 

Curionium, quello che ogni curione faceva per la sua curia, sempre seguito da un banchetto pubblico. 

Depulsorium, quello che si faceva per allontanare i mali di cui si era minacciati. 

Domesticum, quello che ogni capofamiglia offriva, chiamato anche familiare o gentilitium. 

Montanum, sacrificio offerto dagli abitanti delle colline di Roma. 

Municipale, quelli offerti dalle città municipali prima di aver ottenuto il diritto di cittadinanza. 

Nuptiale, sacrificio offerto dalla nuova sposa dopo essere entrata nella casa del marito. Veniva sacrificata, tra gli altri animali, una scrofa, simbolo della fecondità che si augurava per la sposa.  

Nyctelium, sacrificio notturno nella cerimonia nuziale, che i Romani vietarono a causa delle abominazioni commesse.  

Peregrinum, sacrificio ai dei trasportati dalle città conquistate a Roma.  Populare, sacrificio per il popolo.  

Privatum, sacrificio offerto per ogni singolo uomo o per una famiglia.  

Propier viam, sacrificio ad Ercole o a Sancus per ottenere un buon viaggio. Solemne o Statum, sacrificio offerto in un momento e in un luogo prestabiliti.