giovedì 15 aprile 2010

“A rischio tutta Roma antica”. “Manca la manutenzione, ma ora parte un piano d'emergenza”

“A rischio tutta Roma antica”. “Manca la manutenzione, ma ora parte un piano d'emergenza” Intervista a Roberto Cecchi commissario per l’area archeologica
La Stampa, mercoledì 31 marzo 2010

Roberto Cecchi, dopo essere stato a lungo direttore generale per i musei, attualmente lei è commissario per l'area archeologica di Roma e Ostia Antica. La Domus Aurea è malata, ma il resto del patrimonio archeologico di Roma come sta?

Cecchi: «Abbastanza male, direi, ma in via di guarigione».

Si spieghi.

Cecchi: «La Domus aurea ha subito un crollo e questo dice molto sulla sua situazione. Ma bisogna considerare che questo monumento è inserito in un'area archeologica immensa, tra le pi grandi del mondo, e tutta in gravi difficoltà, prima di tutto statiche».

Traduciamo: la Domus aurea è crollata, ma altri monumenti potrebbero crollare. E' così?

Cecchi: «Potrebbero crollare, se trascurassimo gli interventi più urgenti. Ma questo non avverrà perché l'amministrazione dello Stato sta agendo per mettere tutto in sicurezza».

Cecchi: Questa è una lodevole intenzione. Ma i fatti?

Cecchi: «Delle buone intenzioni possiamo fare a meno. Ora c'è un commissariamento in atto proprio perché sono i fatti ad interessare. E basta».

Qual è il più grave malato tra i monumenti di Roma antica?

Cecchi: «Tutta l'area archeologica presenta forti criticità. Se vuole delle priorità, potrei dire che il Palatino è il monumento a cui si sta dedicando maggiore attenzione. Intanto, per metterlo in sicurezza ed evitare altri crolli, dopo quelli degli ultimi anni. Poi si passerà alla fase del restauro e della possibile fruizione da parte del pubblico».

Dopo di che?

Cecchi: «Non dopo, ma contemporaneamente, si sta lavorando sul Colosseo e sul Circo Massimo che non è stato ancora scavato. Molto c'è la fare anche per le Terme di Diocleziano e per quelle di Caracalla. Esistono progetti avviati anche per i Fori. Senza dire di due grandi monumenti, molto estesi, quali sono la via Appia, i grandi acquedotti e i 18 chilometri delle mura aureliane».

Quando scade il suo mandato di commissario?

Cecchi: «Il 31 dicembre prossimo».

Non pretenderà di fare tutto entro quella data?

Cecchi: «Ovviamente no. Quello che stiamo facendo è un grande lavoro di monitoraggio e vorremmo impostare un criterio di intervento: questo è l'importante. Non si tratta, infatti, di spendere grandi cifre una volta ogni tanto, ma di creare un sistema di manutenzione ordinaria e costante di tutti i monumenti. Occorre lavorare in maniera sistematica: senza fretta ma anche senza sosta».

Quindi non tanti soldi, ma pochi e costantemente?

Cecchi: «Esattamente. Ci che serve, e che invece è mancato negli ultimi 30 anni, è stato un flusso costante di risorse che garantisse la manutenzione ordinaria». Colpa della politica. Verrebbe da dire. O no?

Cecchi: «C'è un fatto sotto i nostri occhi: la Francia, che ha un patrimonio molto inferiore al nostro, destina alla sua tutela l'1% del bilancio dello Stato. Noi abbiamo oscilliamo tra lo 0,18 e lo 0,21».

Quanti soldi ha a disposizione come commissario e quanti ne ha spesi?

Cecchi: «Ho 33 milioni, ne ho già investiti 22 in 70 progetti. Tra 20 giorni farò un rapporto di 400 pagine su quello che abbiamo fatto e quello che stiamo facendo. Il 31 dicembre vorrei lasciare un metodo di lavoro consolidato e mi aspetterei, come contropartita, che venisse garantito non un grande budget, ma un flusso di soldi contenuto ma costante. Agire sotto l'impulso delle emergenze e dei crolli è del tutto inutile».