domenica 20 luglio 2008

Il fascino dell´Aniene cascate, frassini e reperti archeologici

LAZIO - Il fascino dell´Aniene cascate, frassini e reperti archeologici
CLAUDIO RENDINA
DOMENICA, 20 LUGLIO 2008 LA REPUBBLICA Pagina XX - Roma

Il fiume è conosciuto anche con il nome di "Teverone". Nasce dal monte Tarino e scorre per 99 chilometri
L´affluente si immette nel Tevere alle falde di Villa Glori, all´Acqua Acetosa
Il corso d´acqua attraversa quattro quartieri: Ponte Mammolo, Trieste, Parioli e Monte Sacro


Che l´Aniene esiste ed è il fiume che bagna Roma molti romani se ne sono accorti solo due mesi fa, quando il 21 maggio, con le piogge di fine primavera, l´affluente del Tevere è uscito fuori dal suo letto allagando la zona di Corcolle, che parte dall´VIII Municipio di Roma.
L´Aniene i romani più edotti lo conoscono come affluente del Tevere, nel quale si immette presso la zona dell´Acqua Acetosa, alle falde di Villa Glori. In realtà questo fiume nasce dal monte Tarino, tra i Simbruini, e scorre per 99 chilometri lungo un andamento tortuoso e violento, formando le cascate di Trevi e Tivoli. Nel territorio del Comune di Roma entra attraversando le zone di Lunghezza e Tor Cervara e quindi quattro quartieri: Ponte Mammolo con lo storico ponte omonimo, Monte Sacro con il medievale ponte Nomentano, il moderno ponte Tazio e il ponte delle Valli, Trieste e Parioli con l´ultimo ponte Salario, poco prima di confluire nel Tevere. I romani, sempre quelli edotti, lo chiamano familiarmente Teverone.
E pensare che a fronte di questo fiume è stato istituito anche un Parco dell´Aniene, che termina proprio alla confluenza con il Tevere. E´ la Bassa Valle dell´Aniene, con il tratto urbano entro il Raccordo, dove pure sono cresciuti querceti, olmi e frassini, mentre vivono nel suo corso perfino gamberi e granchi di fiume. Il tutto sotto la gestione dell´Ente RomaNatura, con sede a Villa Mazzanti, in via Gomenizza 81, al quale ci si può rivolgere per le visite.
Ma è accaduto che lo sviluppo urbano ha snobbato l´Aniene senza nulla concedergli: non vi è una strada che ne accompagni il corso in veste di "lungoaniene" e non esistono piazzole per osservarlo, ad eccezione dei ponti che sono attraversati dal traffico e quindi neanche invitano ad ammirare. Ed è un fatto che, nonostante, l´istituzione del parco, pochi sono i tratti da ammirare, tra capannoni industriali e immondizia, e baracche; là dove fino agli anni Cinquanta qualcuno si azzardava anche a fare un bagno. Come rievoca una memorabile pagina dei "Ragazzi di vita" di Pasolini presso ponte Mammolo, con le scarpate della via Tiburtina inondate dal «rivolo della varecchina».
E capita di fare scoperte straordinarie. Come a fronte della via di Pietralata, sulla riva destra del fiume, in corrispondenza dell´ingresso alla Riserva Naturale della Valle dell´Aniene su via Michelangelo Tilli, imbattersi nei resti di una cisterna romana a cunicoli con pozzi di età tardo repubblicana, distrutta dalla costruzione della strada. Scarso significato ha poi la striscia di verde del millantato Parco Conca d´Oro, eretto a fronte degli intensivi che hanno cancellato il territorio storico di Saccopastore, dove furono trovate nel 1929 e 1935 le due calotte craniche dell´Homo neanderthalensis.