giovedì 5 giugno 2008

L’eredità misteriosa di Piumana

La Nuova Ferrara, 19 settembre 2007
I segni del passato
L’eredità misteriosa di Piumana
Preistoria ed età romana nel mirino degli archeologi
di Marco de’ Francesco
PIUMANA (COPPARO) Un rustico romano e un sito dell'età del bronzo. E' quanto hanno portato alla luce gli archeologi, che sono intervenuti sugli scavi del metanodotto Edison all'altezza di Piumana (Copparo). Alla Sovraintendenza ancora non si sbilanciano: si attende la relazione degli esperti inviati in loco. Grande, invece, è la curiosità delle autorità locali, che, ai fini di una valorizzazione del territorio, attendono di capire cosa si celi sotto i loro piedi. E' nell'interesse di tutti gli attori divulgare le notizie sui reperimenti, perchè l'appartenenza ad un territorio non può prescindere dalla conoscenza della storia.

Da quelle parti i ritrovamenti romani, e i resti archeologici in genere, sembrano allineati sulle sponde dei fiumi del tempo, oggi scomparsi. Nell'antichità era il territorio a dettare legge e a stabilire, con precetti inesorabili, dove ci si potesse stanziare. Il tentativo, più volte fallito ed infine realizzato dalla seconda metà dell'Ottocento, di porre fine al dominio della natura, rappresenta di certo l'esito di una grande avventura. Ed è solo a seguito della grande bonificazione che il paesaggio ferrarese si è fatto simile a quello che oggi possiamo ammirare. Per secoli, si può parlare di egemonia delle acque.

La vita non doveva essere semplice per gli antichi abitanti della zona. Alla fine dell'età del bronzo, così come durante l'età etrusca, il Po seguiva altri corsi e il paesaggio era dominato da paludi, boschi e torbiere. Verso la fascia litoranea erano presenti estese lagune, e l'inesistenza di argini dovette condizionare non poco la vita dei popoli stanziati sul territorio. In età romana, il clima si fece più mite, l'agricoltura venne incentivata e aumentarono gli scambi commerciali. In quest'epoca il ramo principale del Po era il Po di Ferrara, che rappresentava la diretta continuazione del nuovo corso del fiume apertosi per Sermide, Ficarolo e Bondeno. E' probabile l'esistenza di un ramo confluente nel Po di Ferrara presso Cassana. Ma soprattutto esisteva un tracciato del fiume che comprendeva Copparo, Berra, Ariano e Mesola. A nord di Berra un ramo del Po passava per Ficarolo, Polesella, Crespino per poi perdersi nelle paludi a nord-est.


Benchè si tratti di località ancora poco conosciute dagli archeologi, le recenti scoperte non devono sorprendere. Infatti, già in epoca repubblicana il territorio cominciò ad essere valorizzato, soprattutto nelle sue risorse vallive, cioè con l'itticultura, i traffici commerciali e "industriali" lungo i vari rami dei fiumi e i canali, e con le regioni contigue. L'età romana era ancora funestata da esondazioni, che colpivano spesso il Ferrarese; ma gli insediamenti si fecero più stabili e si sviluppò una considerevole rete viaria. Dall'itinerario di Antonino e dalla tavola Peutingeriana (già, però, di età imperiale) emergono i principali assi che attraversavano il ferrarese: la vie emilia altinate (tra Bologna e Padova), popilia (tra Rimini ed Adria), la ab Hostilia per padum (tra il basso ferrarese e Ostiglia).

Nella prima metà dello scorso secolo Ercole Padovani compì alcuni scavi proprio nei pressi di Piumana; alcuni reperti furono poi donati al museo di Spina, dove sono ancora conservati. Si tratta di oggetti di uso comune, di età imperiale: piatti e anfore di terracotta, un cratere, dei manufatti in vetro e dei cucchiai di bronzo. Nulla di speciale, nulla che abbia un qualche valore artistico. Ma oggetti preziosi per altri versi, perchè aprono uno scorcio sul genere e sulla qualità della vita dei pionieri romani.

Gli agricoltori raccontano di fortuiti ritrovamenti, avvenuti in passato nel corso delle attività di campagna, e non denunciati un po' a causa dell'incapacità di riconoscere l'importanza storica dei reperti, e un po' per una scarsa conoscenza della legge italiana in materia, in realtà assai liberale. Si tratta, adesso, di procedere ad una valorizzazione complessiva del territorio. La base, non c'è dubbio, è conoscerlo. Poi la palla tornerà nelle mani delle autorità locali, che dovranno decidere cosa fare della ritrovata passione per le antichità.
(19 settembre 2007)